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Droghe e alcol collegati a infarti e ictus tra 40 e 65 anni
CRONACA
16 febbraio 2021
Droghe e alcol collegati a infarti e ictus tra 40 e 65 anni
Redazione

Il consumo di alcol, sigarette e droghe, tra cui cannabis, cocaina e anfetamine, è collegato a malattie cardiache premature, tra i 40 e 65 anni. E a fare male è soprattutto il mix. Coloro fanno uso di 4 o più sostanze hanno, infatti, 9 volte più probabilità di essere colpiti da infarti o ictus causati da arterie ostruite. A osservarlo sulla base di un ampio numero di dati sono è uno studio pubblicato su Heart, rivista del gruppo British Medical Journal (Bmj).

Il numero di nuovi casi di malattie cardiache legate all’aterosclerosi è aumentato negli ultimi anni nei giovani adulti, ma il ruolo potenziale dell’uso di sostanze non è del tutto chiaro. D’altronde, studi epidemiologici suggeriscono che un giovane adulto su 5 fa un uso improprio di più di fumo, alcol o droghe. Per indagare il legame, i ricercatori del Michael E. DeBakey Veterans Affairs Medical Center di Huston, in Texas, hanno esaminato i dati di 135.703 persone con malattie cardiache premature (prima dei 55 anni negli uomini e prima dei 65 nelle donne) e di 7.716 con malattie cardiache estremamente premature (prima dei 40 anni), confrontandoli con i dati di oltre un milione di pazienti di controllo. Si è così potuto osservare che i fumatori di sigarette avevano quasi il doppio delle probabilità di avere malattie cardiache premature, mentre quelli che bevevano regolarmente ne avevano il 50% in più.

I consumatori di cocaina avevano quasi 2,5 volte più probabilità di avere malattie cardiache premature, coloro che facevano uso di anfetamine quasi 3 volte in più e per i consumatori di cannabis la probabilità era 2,5 volte maggiore. Inoltre, il rischio cresceva di pari masso al numero di sostanze utilizzate e arrivava ad aumentare di 9 volte in coloro che ne usavano 4 o più. L’associazione osservata, infine, era ancora più forte tra le donne. Questi “consumatori di polisostanze”, concludono i ricercatori, spesso iniziano ad usarne in giovane età, mettendo così le basi, senza rendersene conto, per una salute cardiovascolare peggiore da adulti.

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