Avanti decisi per una riforma della sanità in Italia, facendo tesoro anche di ciò che la pandemia ci ha insegnato in un anno: l’assistenza sul territorio deve dunque diventare centrale, così come le cure a casa attraverso la telemedicina e la rete di servizi più prossimi ai cittadini come consultori e Centri di salute mentale. Le indicazioni che arrivano dal premier Draghi convincono sindacati ed organizzazioni mediche, a partire dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) che vede nei ‘pilastri’ indicati la “strada giusta per ricostruire la Sanità e il Paese”. “Dobbiamo ricostruire il nostro Servizio Sanitario nazionale, portando le competenze dei professionisti al letto del malato, vicino al cittadino. Per questo – ha commentato il presidente Fnomceo Filippo Anelli – abbiamo accolto con soddisfazione l’idea, manifestata da Draghi, di ridisegnare la sanità territoriale per rendere realmente esigibili, e prossimi ai cittadini, i Livelli essenziali di assistenza, affidando agli ospedali le acuzie. È la strada che anche la Fnomceo indica da tempo”. Parla di “discorso convincente”, anche se “forse è mancato un approfondimento sulle carenze degli ospedali” il maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed. Un giudizio positivo arriva pure dai sindacati dei medici di base.
Il discorso di Draghi “va nella direzione giusta” secondo il segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale Fimmg Silvestro Scotti, ed il Presidente della Società italiana di Medicina generale (Simg) Claudio Cricelli assicura “sostegno a tutte le iniziative del governo”. Il premier Mario Draghi indica dunque come una priorità la costruzione del modello sanitario destinato a traghettare l’Italia fuori dall’era Covid. Pilastri del futuro Servizio sanitario, proprio il territorio e la domiciliarità. L’idea è quella che vadano affidate agli ospedali le esigenze sanitarie acute.
La casa, invece, diventa il principale luogo di cura: obiettivo oggi possibile con la telemedicina e con l’assistenza domiciliare integrata. Proprio questo aspetto si è però rivelato l’anello più debole durante l’emergenza pandemica. E la conseguenza è stata il sovraccarico sugli ospedali, con molti nosocomi andati in ‘tilt’ nei primi mesi dell’epidemia di SarsCov2, congestionati dall’eccessivo ricorso ai Pronto soccorso anche da parte di cittadini che non trovavano sul territorio riposte adeguate. Da qui anche il ruolo centrale, e da rafforzare e ripensare alla luce di quest’ultimo anno alle prese col nuovo coronavirus, che dovranno avere i medici di famiglia. Un disegno consono alle idee del riconfermato ministro della Salute Roberto Speranza, che già nel suo Piano integrato per la sanità, presentato lo scorso settembre, puntava a rivoltare quella impostazione ‘ospedalocentrica’ che ha caratterizzato per anni la Sanità italiana a sfavore del territorio. “Prossimità” è la parola chiave già indicata da Speranza, con la casa come principale luogo di cura, appunto, e l’obiettivo di arrivare al 10% per l’assistenza domiciliare agli over-65.