Un vulcano d’idee ed energia, potremmo definirla così Giusy Versace, attualmente deputata del gruppo di Forza Italia con una splendida storia alle spalle. L’on. Versace, a causa di un grave incidente stradale rimediato nel 2005, ha perso entrambe le gambe ma dal 2010, con l’aiuto di una protesi in fibre di carbonio, ha sfidato il destino diventando una grande atleta e ottenendo la partecipazione ai Giochi Paraolimpici di Rio de Janeiro. Del suo percorso, del presente e del futuro dello sport italiano, abbiamo parlato con l’on. Versace in una lunga intervista.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma Spadafora. Cosa ne pensa?
“Sono felice soprattutto per la parte da pari opportunità agli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e corpi dello Stato. C’è anche un po’ del mio Dna in questa legge, ringrazio l’ex ministro Spadafora per averlo sottolineato con grande fair play. Il Comitato Paralimpico nel corso ha svolto nel corso degli anni un importante lavoro di sensibilizzazione, i gruppi sportivi danno un supporto tecnico agli atleti selezionati ma non riconoscono retribuzione, diritti e tutele sanitarie. Questa norma rappresenta una svolta culturale epocale e necessaria. Un atleta paralimpico con questa legge a fine carriera potrà inoltre decidere se congedarsi o prendere servizio nei gruppi d’appartenenza o al ministero di competenza, riuscendo così a garantirsi un lavoro futuro con ruoli tecnici o amministrativi. Sono emozionata e orgogliosa per questo passo in avanti, ho scelto di fare politica proprio per dare voce a chi non ce l’ha. È bello riuscire a portare a casa dei miglioramenti concreti, ho lavorato anche per l’istituzione di un fondo di 5 milioni di euro a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale per l’acquisto di protesi e di varie forme d’ausilio di tecnologia avanzata anche per l’attività sportiva”.
La riforma prevede anche l’abolizione del vincolo sportivo, più tutele ai lavoratori in questo campo. Qual è la sua idea sull’impianto complessivo di questo provvedimento? “
Non sono una grande fan della riforma complessiva, basta anche leggere il grido d’allarme delle federazioni. Il cambiamento va accompagnato con le risorse, l’incremento di 100 milioni di euro all’anno per lo sport non basta. Senza gli strumenti adeguati, la riforma rischia d’affossare il mondo dello sport piuttosto che aiutarlo. Le società devono essere messe in grado di accompagnare certi costi, la fetta più grande dello sport di base si mantiene con volontari e sponsor. Il recovery plan è un’occasione anche per lo sport, stiamo studiando tutto sotto quest’aspetto. Credo, però, che come ha dichiarato il presidente Malagò, all’Italia servono i Grandi Eventi per favorire l’ampliamento delle strutture. Bisogna poi insistere anche sulla scuola, lo sport è anche un prezioso strumento d’educazione, va fatta una battaglia culturale”.
È noto anche il suo impegno per le donne, cosa rappresenta il professionismo per il calcio femminile?
“È un sogno bellissimo, merito di tante donne che hanno acceso i riflettori ma poi la carta deve diventare realtà. Non tutti i club sono la Juventus. Penso sempre che soltanto gli atleti di sei federazioni godono finora dello status di professionisti, vi faccio un esempio: il mio amico Aldo Montano, campione di scherma, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene 2004, per lo Stato è un dilettante. Riguardo alla tematica delle donne in generale, sono convinta che ci sia bisogno tanto dei buoni esempi, perciò sono stata felice di ascoltare, cosa che la politica dovrebbe fare più spesso, al convegno Women 2027 le storie di chi si mette in gioco nonostante le difficoltà della pandemia, ci sono tante start-up. Tutto ciò rappresenta una spinta per chi pensa di non farcela. Non sono una fan delle quote rosa ma mi rendo conto che purtroppo servono a smuovere le coscienze in un mondo ancora maschilista”.
Con il Governo Draghi è scomparso il ministero dello Sport. Cosa ne pensa?
“Nella storia della Repubblica Italiana il ministero dello Sport appare e scompare, è l’unica casella vuota finora. Credo che il presidente Draghi debba individuare subito una figura competente perché non c’è tempo da perdere. Il mondo dello sport è stato affossato quanto quello della cultura dalla pandemia e viviamo un anno importante con le olimpiadi di Tokyo, a cui abbiamo rischiato d’andare senza la nostra bandiera, e il lavoro per Milano-Cortina. Avendo fatto anche teatro, mi piange il cuore quando sento il grido d’allarme dei laboratori. Lo sport vive una situazione simile, ci sono palestre, scuole di danza sportiva che probabilmente non riapriranno più, ferite dall’”apri e chiudi” degli ultimi mesi”.
Il nome più adatto potrebbe essere proprio l’On.Versace?
(sorride) “Molti colleghi scherzano più volte, basta che ci sia una figura competente, sono entrata in politica in punta di piedi, hanno insistito il presidente Berlusconi e Mariastella Gelmini per la candidatura, non ero convinta e li ringrazio. Faccio politica con lo spirito di servizio, è un’attività che toglie energie e ossigeno, c’erano tante attività sociali per la mia onlus Disabili No Limits che non riesco più a seguire”.
Nel suo percorso ci sono anche delle esperienze televisive come Ballando con Le Stelle e La Domenica Sportiva. Come l’hanno aiutata nella sua attività politica?
“Ho fatto tesoro di tutte le esperienze, mi hanno insegnato ad avere più autocontrollo e in politica serve tantissimo ad evitare di prendere l’ulcera quando vedo che non c’è la giusta serietà in un mondo in cui tutti possono rischiare di pagare l’errore di una persona. A “Ballando con le Stelle” non pensavo mai di vincere, per me era un miracolo già passare la prima prova senza cadere, sentivo di rappresentare il mondo delle persone con disabilità. Ringrazierò sempre Milly Carlucci perché abbiamo mandato un messaggio che ha bucato gli schermi, facendo in modo di rimuovere l’approccio ricco di “pietosismo” sulle persone con disabilità. L’ho affrontato con il mio consueto atteggiamento, sono una persona pignola. Quando vincevo qualche gara da atleta, dopo le riguardavo per capire gli errori commessi e cercare di migliorarmi. La Domenica Sportiva è stata un’altra esperienza magnifica perché non sono una calciofila. Mi hanno aiutato Carlo Paris, Alessandro Antinelli, Bruno Pizzul e soprattutto Trapattoni. Ho imparato di più guardando una partita con il Trap che leggendo tantissime pagine di giornali. Quell’esperienza più di tutte mi ha insegnato ad ascoltare, oggi purtroppo la gente sente ma non ascolta”.