Una gara non si chiude solo con le gambe, ricordalo, ma ancora di più con il cuore e con la testa». Il sorriso stampato sul volto, il microfono impugnato tra le mani e quella voce che accompagnava per quei lunghissimi ed interminabili chilometri i runner di tutta la Campania. Marco Cascone non era solo lo speaker ufficiale di tutte le gare podistiche ma era l’amico e il consigliere di ognuno di quei migliaia di atleti, professionisti e amatoriali, che praticavano il podismo. Giornalista, tecnico sportivo e anch’egli atleta è morto ieri all’età di 60 anni. Una scomparsa che ha colpito il mondo dello sport, lui colonna sonora di ogni evento, dal più piccolo al più grande riusciva a rendere la competizione sportiva un divertimento. Dalla passione nata per caso su una pista ad una professione diventata la sua arma vincente. Padre di due figli e marito di Adriana, medico al Cotugno e in trincea contro la pandemia, si era affacciato al mondo del podismo negli anni 90. Aveva indossato le sue prime scarpette quando aveva appena 11 anni, a 16 anni era passato all’agonismo e a 29 anni la sua ultima gara con la notturna Stabiese.
Conoscitore di tutti gli atleti riusciva a gestire le gare con una semplicità rendendo sia sul lato tecnico che quello amatoriale. Impegnato nel sociale aveva accompagnato al traguardo tantissimi atleti in carrozzina o chi, nonostante non avesse una gamba, non aveva rinunciato alla corsa.
C’era chi lo definiva un «angelo custode» e per chi Marco lo conosceva davvero forse lo era.
Un angelo che per 10 chilometri non lasciava nulla a caso, accompagnava centinaia di atleti al traguardo incitandoli.
Centinaia i messaggi di chi lo ricorda e di chi resta incredulo di fronte alla sua prematura morte. A ricordarlo anche il presidente della Fidal regionale Bruno Fabozzi: «Non c’era gara importante dove non fosse presente. Era l’amico di tutti e mancherà a tutti. L’atletica campana paga un prezzo altissimo in questo anno che ha vissuto con particolare dolore».