Il volto di dieci donne rivoluzionarie disegnato sugli stracci mestruali degli anni Cinquanta. E’ il progetto artistico di Elena Raimondi, ritrattista di Metropolis, in omaggio alle donne. Una provocazione d’impatto che l’artista spiega sul quotidiano in una conversazione con il direttore Raffaele Schettino.
Diceva Pablo Picasso, uno che con la Guernica ha scosso il pianeta come fosse un terremoto: «la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti, è uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico». Per Elena Raimondi la guerra è quella delle donne, il nemico sono i tabù duri a morire in queste trincee medioevali di un epoca di femminicidi, disuguaglianze, maschilismo.
Quando ha pensato al progetto artistico s’è ricordata di un vecchio baule di famiglia, del lascito di una zia di suo padre, di quei teli intrecciati a mano in cotone e lino che all’alba del Novecento si usavano come stracci mestruali. Così li ha utilizzati per dipingere i volti di dieci donne scelte tra quelle che hanno contribuito a cambiare il corso della storia.
Maria Montessori, Rosa Parks, Frida Kahlo, Madre Teresa di Calcutta, Rita Levi Montalcini, Gabrielle Chanel, Anna Frank, Margherita Hack, Lady Diana e Chiara Ferragni. Ovvero: l’insegnamento, la lotta per i diritti civili, l’arte, la religione e la carità cristiana, la medicina, la moda, il martirio della Shoah, l’astrofisica e la scienza, il coraggio di normalizzare una monarchia, l’imprenditoria al tempo dei social. Sono dieci storie in rappresentanza di tantissime altre che son rimaste in silenzio, imbavagliate nel corso dei secoli.
«E’ una sana provocazione», dice Elena Raimondi. «Gli stracci che ho usato come tela, per secoli hanno rappresentato la reclusione, le donne li hanno tenuti nascosti sotto le vesti e taciuti come si tacciono le vergogne. E taciuto e nascosto è stato per due millenni anche il ruolo femminile nella società. Ho voluto mettere in mostra ciò che per secoli è stato celato, e così facendo ho voluto denunciare quanto ancora c’è da scardinare in questo mondo che vive coi paraocchi, nel buio dell’oscurantismo».