Torre del Greco. Se il capo dell’assise non mantiene le promesse-spot relative ai tagli delle spese per la casta, l’opposizione di palazzo Baronale prende carta e penna per spianare – attraverso un documento destinato a finire all’ordine del giorno dei lavori del consiglio comunale – la strada alla spending review dei gettoni. Dopo l’articolo di Metropolis Quotidiano in cui veniva rendicontato il salasso legato alle spese per i politici pagate dall’ente di largo Plebiscito nell’anno dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 – in tutto 160.000 euro, con buona pace della crisi in cui sono piombate migliaia di famiglie – dieci esponenti della minoranza firmano una mozione per cancellare il cosiddetto «bonus-Frulio». Ovvero, la modifica al regolamento – promossa proprio dall’avvocato della maggioranza targata Giovanni Palomba, all’epoca in cui era alla guida della commissione affari generali – grazie a cui, a dicembre del 2019, venne introdotta la possibilità di cumulare in una stessa giornata i gettoni di presenza per la partecipazione dei consiglieri comunali alle riunioni delle commissioni. Una sorta di «jackpot» capace di garantire a ogni politico fino a 100 euro al giorno: alla luce dei risultati ottenuti fino a oggi dalla carovana del buongoverno uscita vincitrice dalle elezioni delle 20 euro, un autentico spreco di denaro pubblico.
La crociata taglia-spese
Di qui, l’iniziativa portata avanti dagli ex dissidenti della maggioranza – Luigi Caldarola, Pasquale Brancaccio, Salvatore Gargiulo, Simone Gramegna, Ciro Piccirillo e Vittorio Guarino – insieme ai due grillini Vincenzo Salerno e Santa Borriello e agli unici due candidati a sindaco rimasti all’opposizione, Valerio Ciavolino e Romina Stilo: una mozione di modifica del regolamento per tornare al divieto di cumulabilità dei gettoni. Una crociata con nomi e firme per stanare il «regista degli aumenti» dopo lo scoppio delle proteste per i benefit riconosciuti ai politici: Gaetano Frulio inizialmente si trincerò dietro un «mero errore» per giustificare il salasso delle casse comunali e garantì un immediato dietrofront. Salvo poi cancellare – una volta strappata, non senza fatica, la carica di presidente del consiglio comunale – la questione-tagli dalla sua agenda politica.
Tensione tra gli alleati
La proposta arrivata sulla scrivania del capo dell’assise ha già scatenato qualche fibrillazione tra gli stacanovisti del gettone presenti in maggioranza. D’altronde, dieci firme per cancellare il «bonus-Frulio» già sono nero su bianco e tra i nuovi alleati trovati strada facendo da Giovanni Palomba ci sono diversi consiglieri comunali – a partire dal senatore Nello Formisano per finire ai leghisti-pentiti Luigi Mele e Mario Buono, senza dimenticare il presidente del locale consiglio dell’ordine degli avvocati Luisa Liguoro – non particolarmente interessati, anzi, allo «stipendio» del Comune. Insomma, la nuova maggioranza potrebbe restare senza numeri e le modifiche taglia-sprechi essere approvate senza particolari difficoltà. Cancellando così l’etichetta di palazzo della cuccagna affissa all’ingresso di palazzo Baronale e ripristinando il precedente «regime tariffario» previsto per la casta.
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