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«Mio padre e mio fratello uccisi dal Covid in pochi giorni»
ULTIM’ORA
19 marzo 2021
«Mio padre e mio fratello uccisi dal Covid in pochi giorni»
Gaetano Angellotti

«Il Covid si è portato via in pochi giorni mio padre e mio fratello maggiore, eppure ancora oggi, a un anno dall’inizio di questo incubo, vedo in giro tanti comportamenti sconsiderati. Serve massima attenzione». Pasquale Cesarano, 44 anni, è positivo al coronavirus ma dopo qualche lieve sintomo nei primi giorni, le sue condizioni di salute sono buone. Così dal suo isolamento domiciliare ha deciso di raccontare la doppia tragedia che ha colpito la sua famiglia, nel tentativo di far capire, a chi ancora ne avesse bisogno, quanto subdolo e letale può rivelarsi questo nemico invisibile. «Il primo ad essere colpito è stato mio fratello Franco – racconta – aveva avuto un contatto stretto con una persona rivelatasi positiva, e così a sua volta si è sottoposto al tampone, avendo qualche problema di salute. Quando ha saputo che era contagiato, ovviamente si è messo subito in isolamento domiciliare, e anche noi fratelli e familiari abbiamo fatto il test». La famiglia Cesarano, conosciutissima in città, gestisce infatti da due generazioni un’azienda che si occupa di infissi, serramenti e porte: fondata da papà Antonio, vi lavorano tutti e 4 i suoi figli, Franco, Eugenio, Giovanni e Pasquale. Inevitabilmente, quindi, il contagio di Franco si è esteso a causa dei contatti stretti quotidiani a molti dei suoi familiari. Tra i quali, oltre a Pasquale, anche la moglie, i figli e la madre. «Molto probabilmente – spiega Pasquale – così ha contratto il virus anche mio padre, che abitava porta a porta con lui. E dire che erano mesi e mesi che non usciva di casa, anche prima del Covid. Ma nemmeno questo è bastato a salvarlo, questo nemico invisibile lo ha raggiunto fin dentro casa. E pensare che avendo 83 anni da qui a poco poteva essere vaccinato, forse si sarebbe salvato. E invece…». E invece purtroppo “don” Antonio Cesarano, conosciutissimo a Gragnano con il soprannome di famiglia di “o’ scialone”, ha dovuto prima affrontare la morte del suo figlio maggiore, Franco di 55 anni, per poi a sua volta finire vittima del Covid. «Mio fratello e mio padre non li ho più rivisti dal 20 febbraio, da quando cioè sono risultato anch’io positivo e mi sono posto in isolamento. Con Franco ci sentivamo tutti i giorni, mi ha avvisato lui che anche papà era positivo, e anche quando da casa è stato trasferito all’ospedale di Castellammare, abbiamo continuato a tenerci in contatto nell’unico modo possibile, per telefono e via chat. Ricordo che l’ultima volta che ci siamo sentiti non aveva quasi più la forza di parlare, mi disse “scrivimi, non mi sento bene…”. In cuor suo credo sapesse già che non ce l’avrebbe fatta, i suoi figli mi hanno detto che a loro ripeteva sempre, da quando si era ammalato “se non ce la faccio, voi dovete andare avanti, dovete volervi bene ancora più di prima, anche coi vostri zii e i vostri cugini, e portare avanti la nostra attività…”». Con il fratello maggiore contagiato, è il secondo, Eugenio, a guidare la famiglia. Tentando il possibile e l’impossibile per salvare il fratello, prima e poi il padre. Ma purtroppo pochi giorni dopo la prima tragedia la famiglia Cesarano deve affrontare anche la scomparsa di don Antonio. E Pasquale vive anche questa fase dal suo isolamento casalingo: «Mio fratello Eugenio mi ha avvisato che anche papà era positivo, ma le sue condizioni non erano preoccupanti. Solo quando il medico gli ha riscontrato un principio di possibile bronchite, in via precauzionale, ne è stato disposto il ricovero. Ma sull’ambulanza ci è salito con le sue gambe, rassicurando tutti che si sentiva bene. Ma in dieci giorni il virus si è preso anche lui. Dalla terapia intensiva dell’ospedale Cotugno è stato trasferito alla sub-intensiva del San Giovanni Bosco, e lì è durato si e no una giornata: domenica sera è morto». Per ora la moglie, i tre figli rimasti, le nuore e i 14 nipoti di don Antonio (5 dei quali sono figli di Franco) non hanno potuto nemmeno accogliere degnamente i resti dei loro cari e far svolgere il rito funebre per entrambi. Hanno deciso di farlo quando anche chi, come Pasquale, attende gli ultimi tamponi negativi per uscire dall’incubo, potrà dare loro l’ultimo saluto. Tutti insieme, unita come la famiglia Cesarano è sempre stata. E sarà ancora di più dopo questa terribile esperienza.

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