Di professione medico dentista tra Sorrento, Castellammare e Capri. Di attitudine cantante e compositore anglofilo. Due vite parallele lunghe venticinque anni, nel corso dei quali Pietro de Cristofaro “ha avuto tutte le carte in regola” per entrare nel box delle grandi voci rock anni ’90, ai tempi in cui la musica indipendente cominciava a diventare industria. La parentesi di un album solista, collaborazioni con John Bonnar (Dead Can Dance) e Hugo Race (Bad Seeds, la band di Nick Cave), l’amicizia con Cesare Basile e Manuel Agnelli su e giù da Milano e Catania (la Seattle italiana), un concerto di apertura ai Cure e la grande occasione sfuggita per un pugno di dollari. Una vita rimasta memorabile, confluita nella pubblicazione di quattro dischi con i Songs For Ulan, cult band stanziale a Sorrento ma celebrata in mezza Europa.
Dietro lo pseudonimo Kusturin – che trae origine dal cognome istriano della madre di Pietro – si cela il “mostro” tricefalo che ha generato l’album Nothing But The Kids, per l’etichetta fiorentina Bumper Muz, ovvero Pietro (de Cristofaro), il chitarrista Paolo Broccoli e Peppe De Angelis, sound engineer della Monopattino Recording Studio di Sorrento, che ha prodotto, registrato e mixato l’album.Del fatal incontro ne parla Pietro de Cristofaro: “Con Paolo siamo annusati per una ventina d’anni, sfiorandoci con il sospetto di eccessive affinità, ma evitando l’impatto. Poi un giorno lui mi ha chiesto: ‘dottò, ma se facessimo un paio di cose assieme? Due birrette da sorseggiare, la tua voce, la mia maniera di far suonare la chitarra, eh? E io che gli rispondo: okay, ti mando due looppettini via whatsapp. Famme sapè…”. Detto, fatto. Dall’armadio di una casa di montagna salta fuori lo scheletro del primo brano, poi di getto gli altri sette (tra cui “www me”, un vecchio pezzo di Broccoli) ispirati dai versi del poeta Marco Russo. “Tutto filava impulsivo e geometrico come un perfetto contropiede calcistico”, ricorda Pietro.
Le undici tracce folk rock di “Nothing But The Kids” vengono registrate, prodotte e mixate da Peppe De Angelis, tra le verdi colline sorrentine che ospitano il suo lab studio. Il Monopattino è ormai un luogo di culto per centinaia di musicisti e dove la tecnologia analogica degli anni ‘60 e ‘70 si interfaccia con le moderne tecnologie digitali, dove compressori, equalizzatori, delay e riverberi vintage ruotano attorno allo storico mixer Cadac G degli ex RCA studios di Roma, una macchina unica che ha fatto la storia della canzone italiana.
La line up della banda Kusturin è formata da Paolo Broccoli, alle chitarre, reduce da una lunga esperienza con gli Orange Beach, un terzo posto al Mei Space Contest, qualche demo, qualche compilation e poi l’incontro con Kramer (Low, Robert Wyatt, Galaxie 500, Bonnie Prince Billy, Daniel Johnston, etc. etc.) che produce il primo album “Fuzz You!!!”.
Al basso si alternano Marco Somma e Fulvio di Nocera (aka Scapestro, ex Polina e Bisca, Songs for Ulan), con Floro Pappalardo (Songs for Ulan) alla batteria. La fisionomia del disco è completata dal tocco geniale del cantautore e chitarrista Lorenzo Corti, le tastiere di Raffaele Polimeno (Pennelli di Vermeer), gli schiaffi electro di Joseph Naranjo, la chitarra acustica di Alfonso “Fofò” Bruno (Songs for Ulan e da diversi anni in coppia fissa con Francesco Di Bella), la ciliegina dei cori, dei suoni e dei colori portati in dote dalla voce di Ilaria Pace.
Il brano scelto “These 20 years” è tutto l’opposto di quello che i discografici intendono per singolo: dura 5 minuti e per la metà è fermo su pochi accordi ecc. “…ma che ce ne frega, non ci sono classifiche da scalare o chissà cosa. Qui si è lavorato con onestà intellettuale e artistica (e anche poetica). Siamo stati bene, ci siamo divertiti, e insieme abbiamo scolato tante Peroni. Siamo pienamente soddisfatti del nostro lavoro …”, commenta De Cristofaro. Con l’arrivo della pandemia e una soffocante voglia di suonare, ora l’opzione live è una tentazione a cui cedere: “Non escludo il ritorno”, chiosa il ‘doc’. Lo aspettiamo.
(rot)