Il clan riconducibile a Giuseppe Giuliano, detto o’minorenne, acquistava la droga grazie ai contatti con la n’drina calabrese dei Pesce-Bellocco della Piana di Gioia Tauro, dalla quale si riforniva di marijuana attraverso Giosafatte Giuseppe Elia. Emerge dall’indagine dei carabinieri di Napoli, coordinata dalla DDA, che oggi ha consentito di eseguire 26 provvedimenti cautelari nelle province di Napoli, Salerno, Imperia, Cosenza, Ancona e Reggio Emilia, e di sequestrare beni per 50 milioni di euro, al clan Fabbrocino (capeggiata da Antonio Giuliano detto “o’ savariello”, luogotenente dei Fabbrocino, detenuto presso il Carcere di Nuoro) e al clan capeggiato dal suo omonimo Giuseppe Giuliano. La sostanza stupefacente veniva poi trasportata e custodita da incensurati insospettabili come quali Francesco De Michele e Adriano De Filippo, i quali utilizzavano anche furgoni di copertura per la distribuzione del caffè quali vettori per movimentare lo stupefacente.
Boss in carcere e compagna trait d’union con il clan
Rosario Giuliano, detto “o’ minorenne”, ritenuto dalla Procura Antimafia a capo di uno dei due gruppi malavitosi sgominati oggi nel corso di una operazione che ha portato all’arresto di 26 persone tra le province di Napoli, Salerno, Imperia, Cosenza, Ancona e Reggio Emilia, dal carcere coordinava i suoi uomini grazie alla compagna, Teresa Caputo, la quale riferiva agli affiliati i voleri del capo appresi durante i colloqui. Gli incontri con Teresa Caputo (madre del cantante neomelodico Alfonso Manzella, alias “zuccherino, finito ai domiciliari per avere sparato contro delle persone) avvenivano in una ludoteca a causa del fatto che la donna portava con se un figlio minorenne. Rosario Giuliano è stato scarcerato nel marzo del 2020, dopo un periodo di detenzione durante il quale ha avuto la possibilità di godere anche dio alcuni permessi. Una volta uscito di carcere, Rosario Giuliano, ha stabilito in una mansarda di Pagani, in provincia di Salerno, la sua centrale operativa: lì però la Squadra Mobile di Salerno è riuscito ad intercettarlo e a fare luce sui suoi traffici e anche sul tentativo di uccidere un ex collaboratore di giustizia.
Scoperti 62 ordigni durante le perquisizioni
Sessantadue ordigni sono stati scoperti dai carabinieri a Poggiomarino, in provincia di Napoli, durante le perquisizioni disposte nell’ambito del blitz scattato all’alba di oggi, coordinato dalla DDA di Napoli e Salerno, nei confronti di 26 persone ritenute facenti parte di due distinte organizzazioni camorristiche riconducibili ad Antonio Giuliano “o’savariello”, luogotenente del clan Fabbrocino (detenuto nel carcere di Nuoro) e Rosario Giuliano, detto “o’ minorenne”, omonimo di Antonio Giuliano. Gli investigatori non escludono, al momento, che si tratti di materiale esplosivo peraltro particolarmente pericoloso destinato a episodi di intimidazione ai danni delle vittime delle estorsioni.