Un lieve miglioramento c’è, ma i valori dell’andamento pandemico in Italia scendono ancora troppo lentamente e, ciò che più preoccupa, resta troppo elevato il numero dei decessi da Covid-19, con 342 vittime solo nelle ultime 24 ore. Anche questa settimana, il monitoraggio del ministero della Salute e Istituto superiore di sanità (Iss) delinea una quadro che si conferma “impegnativo”, sia pure in leggera controtendenza, e che evidenzia come la cautela continui ad essere necessaria per gestire questa fase della pandemia. Lascia sicuramente ben sperare la leggere diminuzione dei valori relativi all’indice di trasmissibilità Rt, sceso a 0,81 rispetto allo 0,85 della scorsa settimana, e dell’incidenza che si attesta a 159 casi per 100mila abitanti (contro il valore di 160,5 della settimana precedente). Inoltre, dopo settimane, rileva l’ultimo monitoraggio, diminuisce per la prima volta la pressione sui reparti ospedalieri: il tasso di occupazione in aree mediche è infatti al 36%, sotto la soglia critica fissata al 40%.
Ma questi dati in lieve miglioramento non indicano ancora una netta inversione di tendenza. Proprio l’incidenza, infatti, resta comunque complessivamente elevata e lontana dai livelli (pari a 50 per 100.000) che permetterebbero il completo ripristino del tracciamento dei casi. Ad allertare, indicando la necessità di non abbassare la guardia, è anche il fatto che rimane alto il numero di Regioni/PPAA con un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica del 30%: sono 12 Regioni/PPAA contro le 14 della settimana precedente. Il tasso nazionale di occupazione in terapia intensiva è infatti sopra la soglia critica, attestandosi al 35%, anche se il numero di ricoverati è in calo da 3.526 (13/04/2021) a 3.151 (20/04/2021). Una situazione che non è dunque certamente di passato pericolo, come confermano anche i dati del bollettino giornaliero del ministero della Salute: sono ancora 14.761 i nuovi positivi nelle ultime 24 ore (contro i 16.232 di ieri) e 342 sono le vittime in un giorno (ieri 360). Il tasso di positività è invece del 4,7%, in aumento rispetto al 4,4% di ieri. Dopo oltre un mese, tornano però a scendere per la prima volta sotto i 3.000 i ricoveri per Covid in terapia intensiva: ad oggi, sono 2.979 i pazienti in rianimazione, in calo di 42 unità rispetto a ieri, e nei reparti ordinari sono invece ricoverate 21.440 persone (in calo di 654 su ieri).
Insomma, l’epidemia “sta decrescendo in molte regioni, tranne che in alcune”, ha sottolineato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro nella consueta conferenza stampa al ministero della Salute per l’analisi del monitoraggio settimanale, ma questo non può indurre ad un facile ottimismo. Infatti, ha avvertito, “il quadro rimane ancora impegnativo, perchè l’incidenza resta comunque elevata e le terapie intensive sono sempre in sovraccarico. Quindi, ridurre i casi e progredire con la campagna di vaccinazione sono i due assi su cui ci si deve muovere”. E’ fondamentale, ha ammonito, “la cautela e la gradualità nella gestione dell’epidemia”. Anche secondo il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, siamo dinanzi ad una situazione che “sebbene vada leggermente migliorando, e si inizino a vedere gli effetti positivi delle vaccinazioni, va comunque tenuta d’occhio”.
E tanto più a fronte delle imminenti riaperture previste dall’ultimo decreto, e giustificate da dati in graduale anche se lento miglioramento, ha affermato, “bisogna responsabilizzare le persone, perchè le riaperture non vanno viste come un liberi tutti”. Il rischio di vanificare i piccoli passi avanti fatti finora, insomma, c’è. Da qui, il monito di Brusaferro: “Il leggero calo dell’Rt è un tesoretto ma ci vuole cautela e gradualità rispetto al rilassamento delle misure e alle riaperture”.