C’è un nuovo imprenditore al servizio del clan D’Alessandro. Con tutta probabilità si tratta di un costruttore, che ha preso il posto di Liberato Paturzo, travolto dalle ultime inchieste condotte dalla Procura Antimafia. Il nome del colletto bianco, che sarebbe al servizio della cosca di Scanzano, è già nel mirino dell’Antimafia, che sta indagando sui fiancheggiatori dei D’Alessandro.
A rivelarlo è il pentito Pasquale Rapicano in un verbale finora inedito e farcito di omissis.E’ il 27 gennaio 2020 quando l’ex killer della cosca di Scanzano, oggi collaboratore di giustizia, si siede davanti ai magistrati dell’Antimafia per raccontare tutto ciò che sa in relazione agli appalti. Il pentito svela: «Paturzo ricorreva a Vincenzo “terra terra”, ossia Vincenzo Di Vuolo, per costringere mediante minaccia i rappresentanti dei condomini ad assegnare i lavori edili alle sue ditte. Non c’era lavoro pubblico o privato a Castellammare, che non venisse fatto dal Paturzo – poi aggiunge – Arrestato il Paturzo, questa funzione oggi viene svolta da (…)». A questo punto il verbale viene coperto da omissis, lasciando immaginare che Rapicano abbia fatto il nome del nuovo costruttore vicino alla cosca, rispetto al quale evidentemente sono in corso degli accertamenti.
La scelta di sostituire Paturzo, secondo il collaboratore di giustizia, non sarebbe stata dettata solamente dalle inchieste che hanno travolto l’imprenditore del clan. Secondo Pasquale Rapicano: «Liberato Cocò (questo il soprannome di Paturzo) è strettamente collegamento ad Antonio Rossetti, al quale si rivolgeva per qualunque problema e ha portato un sacco di soldi a Scanzano». Ma qualche tensione si sarebbe registrata a seguito dell’inchiesta Olimpo, che il 5 dicembre 2018 portò all’arresto di quasi una ventina di persone, tra cui lo stesso imprenditore: «Liberato Paturzo è “caduto in disgrazia” in quanto dalle intercettazioni dell’indagine Olimpo è emerso che parlava male dei Di Martino e questa cosa, oltre a non essere gradita al clan Di Martino, non va neanche bene al clan D’Alessandro».
Questa la ricostruzione che il pentito offre all’Antimafia per spiegare come si sarebbe arrivati alla sostituzione che per anni avrebbe svolto un ruolo determinante nel controllo degli appalti pubblici e privati, da parte del clan.
Gli investigatori sono ora al lavoro per comprendere i collegamenti tra questo nuovo imprenditore, il cui nome è coperto da segreto istruttorio, e la cosca di Scanzano. Un’attività evidentemente già in corso da almeno un anno, che presto potrebbe provocare un nuovo terremoto giudiziario a Castellammare.