Torre del Greco. Sembrava una battaglia per riportare l’arte sotto il Vesuvio. Rischia di sfociare – esattamente come accadde per l’ex sementificio di via Lava Troia, acquistato per due milioni dall’amministrazione comunale targata Ciro Borriello e poi abbandonato – in un nuovo «affare» ai danni della collettività. Non a caso, a due mesi dal via libera alla «ricognizione» degli immobili del territorio, la maggioranza guidata dal sindaco Giovanni Palomba si spacca sulla sede del futuro teatro comunale. Con la «cordata» del senatore Nello Formisano pronta a spingere per l’acquisto di una struttura di proprietà privata.
Eppure, secondo la relazione firmata dal dirigente del settore assetto del territorio di palazzo Baronale, un edificio a costo zero da trasformare nella «casa della cultura» già è disponibile a Torre del Greco: si tratta dell’ex pretura di viale della giustizia. Una soluzione suggerita in aula dal grillino Vincenzo Salerno e finita al centro delle attenzioni dell’ingegnere Generoso Serpico, il tecnico incaricato dello studio di fattibilità per il cambio di destinazione d’uso dell’ex sezione distaccata del tribunale di Torre Annunziata.
L’esito è risultato positivo – la trasformazione sarebbe possibile, a costi ridotti – ma il responso sarebbe arrivato, secondo la tesi sostenuta da Nello Formisano durante l’ultima riunione di maggioranza, fuori tempo massimo. Perché, intanto, il «gattopardo» di palazzo Baronale avrebbe – primo sostenitore della necessità di realizzare un teatro comunale – avrebbe individuato nell’ex cinema Iris di via Gradoni e Cancelli, il cinema a luci rosse dismesso a fine anni Ottanta, la struttura «ideale» allo scopo della carovana del buongoverno.
Un immobile a febbraio stimato, viste le condizioni di degrado generale, intorno ai 60.000 euro – la trattativa tra privati è stata poi congelata – ma che all’ente di palazzo Baronale potrebbe costare molto di più. Ovviamente in soldi pubblici.
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