Roma. L’annus horribilis della pandemia ha messo in ginocchio il turismo, con una perdita di 233 milioni di presenze (-53,4% rispetto al 2019 e in alcune località come le città d’arte oltre il -80%). e fatto patire in modo particolare gli alberghi. Ma non ha spento le speranza e le aspettative di questo settore che nel 2019 valeva oltre il 13% del pil.
E’ infatti un Bernabò Bocca preoccupato ma battagliero quello che è stato riconfermato presidente di Federalberghi all’unanimità, alla presenza del ministro del Turismo Massimo Garavaglia, del vicepresidente della federazione Giuseppe Roscioli e degli albergatori riuniti a Roma per la 71/a assemblea nazionale. “Poter dire di essere qui riuniti oggi – dice – è già una conquista, dopo lunghi mesi di chiusure ed incertezze. Una giornata speciale per la nostra assemblea nazionale, che cade proprio nella data tanto attesa del 15 maggio, o delle riaperture, annunciata dal nostro premier Draghi”.
E proprio al ministro Bocca rivolge un appello sui vaccini, che saranno senza dubbio la chiave di volta per uscire dall’incubo pandemia. Su un doppio binario ovvero sia perché, dopo gli anziani e i fragili, siano immunizzati gli operatori del settore (hotel, ristoranti ma anche supermercati etc.) in modo che possano accogliere turisti italiani e stranieri in tutta sicurezza e sia perché sia esplorata la possibilità di vaccinare anche chi è in vacanza: “In vista dell’estate – chiede Bocca – sarà importante consentire agli italiani di ricevere la seconda dose in una regione diversa da quella in cui si è ricevuta la prima, al fine di agevolare l’organizzazione e la prenotazione delle vacanze”.
Garavaglia che interviene subito dopo, pur riconoscendo la complessità dell’operazione, non chiude: “E’ chiaro che ci sarà qualche difficoltà nel fare le vaccinazioni fuori dalla Regione di residenza. Però confidiamo che con il generale Figliuolo si riescano a trovare quelle modalità per risolvere anche questo problema, che non è semplice ma però con costanza e organizzazione si riuscirà a trovare la soluzione” dice il ministro del Turismo.
Anche dal punto di vista economico Garavaglia rassicura gli albergatori: “La decontribuzione è una modalità fondamentale per far ripartire il turismo perché non c’è ristoro o indennizzo che tenga. Quello che serve per chi lavora è avere la possibilità di ripartire, di fatturare e poter investire nel proprio capitale. Decontribuzione con meno vincoli che stupidamente limitano questa possibilità. Questo è il primo obiettivo e vedrete che nel decreto c’è per il settore una riposta molto importante”.
E aggiunge: “C’è stato un momento in cui si guardava solo al sostegno economico ad attività chiuse. Adesso finalmente parte la fase due: come sostenere la ripartenza e come fare rimbalzare il più velocemente possibile questo Pil compresso che abbiamo in una realtà importante come il turismo”.
Dalla relazione del presidente Bocca all’assemblea della federazione che riunisce quasi 33 mila alberghi italiani emerge la fotografia della crisi nera appena passata ma anche l’esigenza di dover cambiare velocemente passo per non avere danni maggiori: “Purtroppo, dopo un 2020 che ha visto un calo del 54% del fatturato, il nuovo anno – dice – si è aperto all’insegna di un ulteriore peggioramento. Nei primi quattro mesi, le presenze dei turisti negli esercizi ricettivi sono diminuite del 85,6% rispetto al corrispondente periodo del 2019, con un calo del 75,1% per gli italiani e del 95,9% per gli stranieri. La stagione invernale è saltata del tutto, quella primaverile non è ancora partita. Se non ci sarà un cambio di prospettiva in tempi brevi, i risultati del 2021 si potranno rivelare addirittura peggiori di quelli del 2020. Usando la metafora del golf, diciamo che partiamo con l’handicap… Un lusso che possono permettersi solo i campioni”.
E conclude: “Ma in passato, il turismo ha sempre mostrato una buona capacità di reazione agli eventi traumatici. Confidiamo che vada così anche stavolta e che nel 2023 i flussi turistici possano tornare ai livelli del 2019”.