Il ritorno del pubblico alle manifestazioni sportive, dagli stadi ai palazzetti, è una necessità sia emotiva che economica per lo sport italiano. La battaglia contro la pandemia è ancora in corso e si lavora sulla ripartenza ad ampio raggio, anche il mondo dello sport prova a rialzare la testa dopo i danni causati dal Covid-19. Ne abbiamo parlato con il sottosegretario alla Salute con delega allo Sport Andrea Costa che ci ha fatto il punto della situazione.
Lo sport e soprattutto il calcio attende con ansia la riapertura degli impianti al pubblico. A che punto siamo sotto quest’aspetto?
“La scelta fatta per gli Europei, che inizieranno l’11 giugno, rappresenta un segnale chiaro, concreto, un fatto positivo per lo sport e il calcio che fa da apripista sul tema delle riaperture. Ci siamo mossi per la finale di Coppa Italia di mercoledì 19 maggio in cui il Mapei Stadium sarà occupato dagli spettatori al 20% della capienza. I criteri per l’accesso allo stadio saranno quelli del green pass: quindi via libera ai vaccinati, ai guariti e a coloro i quali sono negativi al tampone realizzato 48 ore prima dell’evento”.
La finale di Coppa Italia è in programma il 19 maggio, nel weekend c’è l’ultima giornata di campionato di serie A. Lei ha più volte parlato della speranza di riaprire al pubblico per il prossimo weekend. È ancora viva?
“Assolutamente, ne sapremo di più proprio in queste ore perché non si tratta d’aprire un bar, c’è bisogno di un po’ di tempo per fare in modo che si sviluppi un percorso del genere coinvolgendo anche le tematiche dell’ordine pubblico. Ci sono dei protocolli da condividere. Sono convinto che sia più semplice controllare i tifosi negli stadi che fuori, sappiamo benissimo che all’ultima giornata potrebbero esserci dei festeggiamenti. Vedremo cosa ne pensa il Cts, sarebbe d’aiuto anche ai prefetti chiamati ad occuparsi delle situazioni all’esterno degli impianti. Nelle scorse settimane c’è stata una richiesta del presidente della Lega di Serie A Dal Pino chiedendo che gli stadi fossero riaperti al 10% della capienza. È una richiesta ragionevole, c’è una differenza rispetto alla finale di Coppa Italia: un conto è un evento unico, dieci gare in contemporanea rappresenta tutt’altro”.
La vera svolta arriverà nella prossima stagione, quella in cui inseguire la normalità dopo un anno e mezzo di grande sofferenza. Quali sono i vostri programmi sulla riapertura degli stadi?
“Bisogna guardare al futuro con ottimismo e fiducia, il nostro sistema è in grado di somministrare 15 milioni di dosi al mese. Il prossimo campionato inizierà nella seconda metà di agosto, in quattro mesi possiamo inoculare più di 60 milioni di dose ma secondo me incrementeremo ancora di più. Con questi ritmi, possiamo trovarci a fine agosto con 85 milioni di dosi, ciò significa avvicinarsi tantissimo alla cosiddetta immunità di gregge con cui intensificare il ritorno ad una condizione di quasi normalità. L’11 giugno, quando inizieranno gli Europei, saremo sulle 40 milioni di dosi di vaccino inoculate e apriremo l’Olimpico al 25% della capienza. Con questa logica i nostri programmi puntano ad iniziare la prossima stagione con gli stadi riempiti al 50% della capienza. Si tratta di un obiettivo per il mondo del calcio di cui essere tutti felici perché significherebbe aver fatto grandi passi in avanti nella lotta contro il Covid-19. I nostri progetti si riferiscono allo scenario attuale, bisogna fare attenzione ad eventuali nuove varianti che potrebbero modificare il contesto”.
Abbiamo parlato tanto del calcio, per gli altri sport qual è il percorso individuato? Ci sono delle differenze rispetto al mondo del pallone?
“Nessuna differenza, anche riportare il pubblico sulle tribune degli Internazionali di tennis al Foro Italico rappresenta un segnale chiaro. Ovviamente per i luoghi al chiuso, come per esempio i palazzetti, c’è bisogno di più cautela rispetto alle competizioni svolte all’aperto. Si tratta del principio scientifico sul quale abbiamo costruito il percorso delle riaperture, non solo nel mondo dello sport”.
Un altro grande tema è la vaccinazione degli atleti. A che punto siamo su questo punto determinante per dare respiro allo sport?
“Il commissario Figliuolo ha più volte dichiarato che dopo gli over 50 ci saremmo concentrati sulle categorie produttive. Vaccinare gli atleti professionisti due mesi fa avrebbe rappresentato un proposito fuori dal tempo, oggi, invece, è assolutamente possibile e confido che ci sia la copertura totale entro il mese di agosto. Saranno immunizzati i partecipanti alle Olimpiadi e i ragazzi della Nazionale in vista degli Europei hanno già ricevuto la prima dose”.
Per il calcio è un’ipotesi percorribile consentire durante i ritiri ai medici sociali dei club di gestire le vaccinazioni dei propri tesserati? “Assolutamente sì, credo che ci saranno le condizioni per farlo”. Da appassionato di sport, come ha vissuto la questione Superlega?
“Ho espresso una posizione fortemente contraria, non bisogna trasformare il calcio in uno spettacolo governato solo dal business, minando l’autenticità dell’evento sportivo. Il calcio si basa su sogni ed emozioni, quelli dell’Atalanta in Champions o, tornando indietro nel tempo del Verona che vince lo scudetto”.