“E’ stato un colpo da romanzo. I banditi non hanno sbagliato niente, ma la polizia è stata più brava”. E’ stata descritta così, in conferenza stampa, la rapina e la cattura dei sette uomini che il 3 novembre 2020 hanno svaligiato una filiale della Credit Agricole a Milano passando dalle fogne. Pochi minuti e un bottino da oltre un milione di euro. Una rapina vecchio stile e progettata per mesi, con i rapinatori in grado di recuperare le carte della estesissima rete fognaria di Milano (1.560,8 chilometri di condotti) con cui hanno individuato il punto esatto in cui scavare per sbucare all’interno della banca in piazza Ascoli. Gli investigatori della Squadra mobile, diretti da Marco Calì, sono arrivati agli uomini della banda partendo dall’analisi delle celle telefoniche e del traffico, riuscendo a isolare un’utenza collegata a un’auto guidata da un complice che nel corso della rapina monitorava l’area.
Il colpo era stato programmato ad agosto – raccontano gli investigatori -. Abbiamo evidenza di una telefonata partita dall’interno della filiale da uno dei futuri rapinatori. Non sappiamo chi abbia risposto ma di certo era dentro per un sopralluogo già ad agosto”. Un tassello importante è stata la scoperta di alcuni appartamenti affittati dalla banda come base logistica, in particolare uno in via Montepulciano, in zona Loreto, dove nelle scorse ore è stata eseguita un’approfondita perquisizione perché, come emerso da intercettazioni ambientali, erano in programma altre rapine a Poirino (Torino), Muggiò (Monza e Brianza) e Gorgonzola (Milano).
Gli altri covi erano in via Washington, via Torricelli e via Brioschi. Gli arrestati, che hanno dai 25 ai 54 anni, sono stati catturati in Campania, nei comuni napoletani di Sant’Antimo, Villaricca e Giugliano. Tra loro ci sono due fratelli e due cognati. Per tutti l’accusa è di rapina aggravata e resistenza a pubblico ufficiale con minaccia e violenza. Quest’ultimo reato, in particolare, viene contestato perché i banditi, come hanno visto i poliziotti attraverso la vetrina della banca, hanno puntato la pistola alla tempia del direttore. Le telecamere interne hanno ripreso tutta l’azione, dall’ingresso attraverso il buco scavato per giorni, passando per l’aggressione al direttore, che dopo aver tentato istintivamente di difendersi ha dovuto arrendersi al volere della banda. Sotto la minaccia di una pistola non ha potuto far altro che aprire il caveau delle cassette private.
Dei 6 uomini “operativi”, 4 indossavano maschere bianche e 2 maschere teatrali in lattice molto complesse e costose, acquistate tempo prima nelle Marche. Nei video mostrati dalla polizia si vede anche la fuga di una delle dipendenti, che è poi riuscita ad avvertire la polizia rovinando i piani dei rapinatori. La loro intenzione era infatti di attendere l’apertura della cassaforte temporizzata ma l’allarme li ha costretti ad accelerare i tempi, “accontentandosi” delle cassette. “La donna ha avuto moltissimo coraggio, è fuggita nonostante fosse inseguita da un bandito armato”, ha commentato il sostituto procuratore Maria Cristina Ria