«La verità come la vita è un diritto, non un’elemosina». Un appello ai magistrati di Torre Annunziata. Una richiesta che arriva dal profondo del cuore per sapere una volta per tutte cosa sia successo quel maledetto pomeriggio del 26 maggio 2016 lungo via Nastro Verde, la strada che collega Sorrento alla zona alta di Massa Lubrense. La famiglia di Cristiano Gargiulo – il diciottenne di Massa Lubrense morto in un incidente stradale esattamente cinque anni fa – chiede di riaprire le indagini. Lo fa prima con banner e manifesti affissi in paese su cui sono stampati il volto del ragazzo e l’invito agli inquirenti. E lo rimarca attraverso un’istanza ufficiale depositata in Procura, a Torre Annunziata.
Il caso da tempo è archiviato: i giudici hanno scritto che risulta “ignoto” l’autore del reato. E dunque la famiglia Gargiulo si sente priva di una risposta, avverte assenza di giustizia.
Cristiano, in sella a un ciclomotore, stava percorrendo via Nastro Verde quando in prossimità di una curva ci fu l’impatto con un furgone. Il giovane si stava dirigendo verso Sorrento. Il porter, invece, si trovava sulla corsia opposta, diretto a Massa Lubrense. Lo schianto costò la vita al ragazzo. Le indagini dei carabinieri e coordinate dalla Procura di Torre Annunziata non hanno portato a incriminazioni o processi. Così la famiglia della vittima si è affidata all’avvocato Giovanni Visco che, nel corso delle ultime settimane, ha lavorato a una consulenza tecnica. Una perizia di parte.
Si tratta di un dossier molto dettagliato che evidenzia possibili “anomalie” anche in merito alla posizione del furgoncino coinvolto nell’incidente. Secondo il legale e la famiglia Gargiulo, il porter – che trasportava materiale edile ed era in uso a una nota ditta locale specializzata nel campo dell’edilizia – occupava una posizione differente rispetto a quella rilevata sul posto. A supportare questa tesi alcuni rilievi, elementi tecnici e testimoni che quel giorno di cinque anni fa giunsero in via Nastro Verde nel tentativo di prestare soccorso al ragazzo.
Iscritto all’istituto tecnico nautico Nino Bixio di Piano di Sorrento, Cristiano era un bravo ragazzo, simpatico, solare. Amava il mare. Sui social network, pochi giorni prima di perdere la vita, scrisse un pensiero: «Se in questa vita sono solo di passaggio… me la voglio godere, non voglio un assaggio!». Un post che assunse le sembianze di una tragica premonizione. Cristiano non solo andava a scuola, spesso aiutava il padre a lavoro, in una attività commerciale di Sant’Agata, frazione alta di Massa Lubrense.
Sulla tragedia fu aperto un fascicolo di inchiesta da parte dei magistrati. I carabinieri, delegati alle indagini, effettuarono gli accertamenti del caso. Diverse note e informative finirono in Procura. Al termine delle indagini, fu chiesta l’archiviazione. Ora, a cinque anni di distanza, la nuova istanza della famiglia di Cristiano che spinge per poter ottenere accertamenti così che si possano eventualmente stabilire responsabilità in relazione al furgoncino e ovviamente al conducente.