Torre del Greco. La casta di palazzo Baronale si aggrappa all’oro dei gettoni e allontana lo spettro dei tagli sullo «stipendio» a fine mese. Dopo le crociate anti-sprechi promosse dal capo dell’assise Gaetano Frulio – responsabile dell’errore costato alle casse del municipio fino a 16.000 euro al mese, a partire da gennaio del 2019 – gli esponenti di maggioranza e opposizione sono fuggiti a gambe levate dalla discussione in consiglio comunale, come disgraziati al momento del conto al ristorante di lusso. Una figuraccia da quattro soldi, con buona pace dei «professionisti» seduti tra gli scranni del parlamentino della quarta città della Campania.
Il fumo negli occhi
Il dibattito sulla riduzione dei costi della politica tiene banco – a questo punto, fittiziamente e artificiosamente – già da un anno. Da quando, cioè, una volta archiviata la prima fase dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19 non venne drammaticamente a galla la disparità tra i sacrifici chiesti ai cittadini e le somme – spropositate, alla luce dei risultati – riconosciute agli «inquilini» di palazzo Baronale. Alla luce delle polemiche e delle proteste scatenate dagli sprechi in municipio, il capo dell’assise annunciò la volontà di «sistemare» la questione attraverso una nuova modifica del regolamento comunale finalizzata al ripristino del divieto di cumulabilità dei gettoni di presenza nella stesso giornata. Fumo negli occhi di lettori e cittadini, perché lo spot – l’unica specialità della squadra di governo cittadino guidata dal sindaco Giovanni Palomba – rimasto lettera morta fino al ribaltone di marzo, quando la carovana del buongoverno imbarcò Luigi Mele e Nello Formisano per restare a galla. E i dissidenti cacciati dalla maggioranza formalizzarono la richiesta di ripristinare il divieto di cumulabilità dei gettoni, poi sfociata in un’apposita mozione all’attenzione del consiglio comunale.
La fuga dall’aula
Dopo settimane di «palleggio» il regista degli aumenti aveva messo la questione all’ordine del giorno del consiglio comunale e, durante la seduta di metà settimana, il soldato Luigi Caldarola e il pentastellato Vincenzo Salerno hanno provato a serrare i tempi per approvare subito i tagli. Davanti alla «mala parata» il presidente dell’assise Gaetano Frulio, non senza un pizzico di imbarazzo perfino in chi assisteva alla scena, si allontanava in tutta fretta dall’emiciclo – al proprio rientro, passato il «pericolo» della riduzione dei gettoni, spiegherà di essere stato costretto a lasciare l’aula per ragioni familiari – mentre il trasformista Nello Formisano provava a dare una stucchevole lezione di coerenza ai colleghi per evitare la votazione. Tra repentine fughe – a Gaetano Frulio si è aggiunto il pastorello Michele Langella – e sfacciati dietrofront, a partire da Ciro Piccirillo per finire a Salvatore Gargiulo entrambi firmatari della mozione tagli-sprechi, la proposta di discutere subito la riduzione dei costi è stata rinviata alla prossima occasione. Così gli «stacanovisti» di palazzo Baronale si sono assicurati anche la 100 euro in più del mese di giugno.
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