Cinque spari nella sala ristorante di un noto albergo vicino agli Scavi, il terrore sul volto, poi la fuga di centinaia di turisti, anche nei pressi del vicino ingresso al parco archeologico. Tre persone, un’intera famiglia di Torre Annunziata, finiscono nei guai. L’imprenditore coraggio, titolare del famoso ristorante-albergo Mec in via Plinio, praticamente con vista sul parco archeologico di Pompei, svela a Metropolis: «Ero io il bersaglio degli spari». E’ stato un raid in piena regola quello messo a segno ieri mattina a Pompei, intorno alle 11.30, da Salvatore Di Salvatore, torrese di 32 anni con precedenti per spaccio di droga ed estorsione. E’ stato lui, giovane oplontino, a sparare in aria, sotto gli occhi impietriti dei turisti e dei clienti, cinque colpi di pistola a salve all’interno del ristorante con la hall in zona Scavi. Subito dopo, Di Salvatore avrebbe provato a sfuggire alla cattura. Ma grazie alle testimonianze raccolte dagli investigatori, e alle immagini registrate dal sistema di videosorveglianza interno al locale, il 32enne è stato infine ammanettato. Adesso è in carcere a Poggioreale, è accusato di maltrattamenti in famiglia e di violenza privata. Gli inquirenti, tuttavia, starebbero allargando il cerchio, cercando ulteriori prove a carico anche per una presunta e tentata estorsione ai danni dell’imprenditore coraggio. I presunti atti persecutori, invece, sarebbero nei confronti della sua ex compagna: una 30enne di Torre Annunziata con la quale è in fase di separazione.
Si tratterebbe di un matrimonio fallito, due figli però da mantenere. Forse la gelosia per un riscatto lavorativo tentato dalla sua ex, è questo il primo, presunto movente del raid. A condurre le indagini lampo sulla vicenda, davvero a tinte fosche, sembra quasi un remake in salsa vesuviana della tanto vituperata escalation da fondamentalismo islamico, sono stati i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata – guidati dal maggiore Simone Rinaldi – e i carabinieri della stazione di Pompei, diretti dal luogotenente Angelo Esposito. Eseguite una serie di perquisizioni, è stata trovata dai militari sia l’arma utilizzata che un’altra pistola replica priva di tappo rosso. Nei guai, oltre a Di Salvatore, sono finite anche due donne: sua mamma e sua sorella, denunciate infatti a piede libero perché in qualche modo avrebbero contribuito alle minacce rivolte contro la ex del giovane.Una famiglia intera – secondo i racconti fatti ieri dalle vittime, ascoltate per diverse ore in caserma dai carabinieri – avrebbe quindi provato a evitare l’assunzione “riscatto” della ex moglie di Salvatore Di Salvatore. «Prevedendo un ritorno al lavoro dopo la drammatica pandemia da Covid, stavamo cercando nuovo personale» racconta sempre il titolare dell’albergo. L’annuncio era stato letto dalla ex del 32enne torrese, che aveva già superato la prima fase del colloquio. La donna era ormai vicinissima all’assunzione, un contratto da formalizzare proprio ieri e però osteggiato dall’ex marito. Da tempo, l’imprenditore coraggio di Pompei avrebbe quindi subito presunte minacce al fine di non far assumere la giovane torrese, che cercava un semplice impiego per rigovernare le camere d’albergo per turisti disponibili nella struttura ricettiva.
«Era in procinto di essere assunta come addetta alle pulizie» ha continuato nell’intervista per Metropolis l’imprenditore bersaglio del raid. Evidentemente il suo ex compagno, compresi mamma e sorella di lui, non volevano quella firma finale. Da qui, il titolare dell’albergo avrebbe subito varie minacce via telefono prima del folle raid. E tutto alla luce del sole, vicino agli Scavi di Pompei, mettendo in fuga centinaia di turisti. I colpi di pistola a salve sono stati sparati men- tre la reale vittima non era in albergo. Un’altra persona, insieme a Di Salvatore, sarebbe entrata nella hall, con fare minaccioso, per evitare l’assunzione della donna come nuova addetta alle pulizie.Nei giorni scorsi, Salvatore Di Salvatore avrebbe già fatto pressioni, anche tramite telefonate minatorie, per evitare l’assunzione della sua ex moglie. «Ringrazio le forze dell’ordine» ha concluso l’imprenditore coraggio «perché le indagini lampo hanno contribuito a calmare, dopo il panico, anche i miei collaboratori».