La Corte di Appello di Napoli ha condannato a dieci anni di carcere l’ex sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, nel cosiddetto processo Eco4 in cui era imputato per concorso esterno in associazione camorristica in relazione alla gestione, ritenuta politico-mafiosa dall’accusa, di un Consorzio, l’Eco4, appunto, che nel Casertano si occupava nei primi anni duemila di raccolta dei rifiuti. In primo grado, l’ex coordinatore regionale di Forza Italia era stato condannato dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a nove anni. Qualche mese fa la Procura Generale aveva chiesto per Cosentino una condanna a 12 anni, con una maggiorazione rispetto al primo grado vista l’entrata in vigore nel 2005 di una normativa che aumentava i minimi edittali per i reati mafiosi. “Credo che sia una sentenza profondamente sbagliata perché sono convinto che Cosentino sia assolutamente innocente”. Così l’avvocato Agostino De Caro, che difende con Stefano Montone ed Elena Lepre l’ex sottosegretario del Pdl: “Aspettiamo di leggere le motivazioni per impugnarle”, conclude. I magistrati d’appello hanno condiviso l’impostazione dell’accusa: in primo grado Cosentino fu riconosciuto come il “referente nazionale del clan dei Casalesi”, almeno fino al 2004, così come ipotizzato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Dopo la sentenza di primo grado, nonostante i nove anni inflitti, la Dda di Napoli ha presentato comunque appello ritenendo che l’appoggio di Cosentino al clan fosse andato avanti anche oltre il 2004, almeno fino al 2009, saldandosi con le condotte contestate in altre due indagini antimafia successive che hanno coinvolto Cosentino, ovvero il “Principe e la Ballerina” e l’inchiesta “carburanti”; nei processi scaturiti dalle due indagini, l’ex sottosegretario è stato condannato in primo grado ma poi recentemente assolto, in entrambi, al termine dell’appello. Per Eco4, il più importante dei processi affrontati da Cosentino, le cose sono andate invece diversamente e in modo peggiore, visto che la Procura generale ha tenuto conto dei nuovi minimi edittali stabiliti dalla legge chiedendo una pena maggiore. La condanna odierna si aggiunge a quella definitiva a quattro anni di carcere inflitta a Cosentino per la corruzione di un agente del carcere di Secondigliano (Napoli) e ad una seconda a dieci mesi per diffamazione e violenza privata nei confronti dell’ex governatore della Campania Stefano Caldoro.
CRONACA
21 luglio 2021
Camorra e rifiuti, 10 anni in appello all’ex sottosegretario Cosentino