Nei giorni successivi al delitto si erano trincerati nel silenzio. Agli inquirenti che indagavano sull’omicidio avevano reso dichiarazioni «vaghe e generiche». Al punto che la Procura ha iscritto i loro nomi nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento. E proprio dopo essere finiti sotto inchiesta – agli inizi di giugno – hanno deciso di raccontare la verità i titolari del parcheggio dove è avvenuto il massacro di Maurizio Cerrato. In particolare uno dei due ha ammesso di aver cancellato dal suo cellulare i video che immortalavano l’omicidio del 19 aprile scorso. Una decisione frutto della paura, delle minacce subite da Giorgio Scaramella (arrestato qualche giorno dopo il delitto). «Avevo ricevuto delle pressioni, mi aveva detto di cancellare il video. Mi diceva: “vedi ci stanno pure per te, cancella tutto altrimenti domani non scendi a lavorare». Pressioni che hanno spinto di fatto i titolari del garage a eliminare il video in questione. L’impianto di videosorveglianza del parcheggio, infatti, non prevedeva un sistema di dvr, ma era gestito attraverso un’applicazione presente sul telefonino. Video poi recuperati dai tecnici incaricati dalla Procura che così hanno ricostruito, istante per istante, ciò che è avvenuto in quei drammatici secondi all’interno del garage. Tra l’altro gli stessi gestori del parcheggio, tornati sui loro passi dopo le minacce, hanno raccontato nei dettagli la dinamica del delitto, facendo i nomi di coloro che hanno partecipato all’omicidio. Racconti e immagini che hanno rafforzato il castello accusatorio eretto dagli inquirenti a carico dei 4 indagati finiti in carcere per l’omicidio.
CRONACA
30 luglio 2021
Ucciso per un parcheggio a Torre Annunziata, il garagista: «Scaramella mi minacciò e cancellai i video del delitto»