Parlano di “dittatura sanitaria” e sfilano al grido di “Norimberga Norimberga”, alcuni indossando una stella di David con la scritta “non sono vaccinato”. Sono pensionati, artigiani, lavoratori dipendenti, non tutti No-Vax, ma anche commercianti preoccupati dalle ricadute economiche. E’ un popolo eterogeneo quello tornato a sfilare a Roma come a Milano, a Torino come a Firenze e Napoli, per dire no al green pass. Nel mirino un governo che, a loro dire, “frega le persone” e i giornali, contro cui ieri hanno sfogato la loro rabbia a suon di insulti. All’informazione tradizionale preferiscono il web, dove scovano qualunque documento sostenga le loro tesi, non importa quale sia la fonte, “perché noi che abbiamo deciso di prendere una direzione diversa dobbiamo imparare, leggere e ricercare”, sostiene Simone, uno di quelli in prima linea. E’ suo un video pubblicato oggi su Telegram: la app di messaggistica istantanea utilizzata finora solo per autoconvocarsi in piazza è diventata il mezzo per dotarsi di “strumenti utili e pratici per affrontare questo momento particolarmente difficile”.
Il nome del canale è ‘Liberi in piazza’, ma ce ne sono tanti altri, tra cui ‘Io apro’, che riunisce i locali della Romagna, una dozzina, contrari al green pass. Rispetto ai cortei e alle manifestazioni improvvisate, come quella che l’altra sera a Torino si è conclusa perché il palco allestito in piazza Castello è rimasto senza luce, il tutorial con i consigli per “difendersi dagli altri” sembra un salto di qualità nella strategia di un movimento dai modi fin qui spontanei. “Impareremo a conoscerci”, dice nel video Simone, che parla in camicia bianca davanti a uno sfondo blu privo di loghi e simboli. Nove minuti durante i quali il termine vaccino viene sempre accompagnato dalla definizione di “terapia genica sperimentale” e chi lo ha fatto viene psicanalizzato senza essersi neppure sdraiato sul lettino. Con oltre 34 milioni di italiani che hanno già completato il ciclo vaccinale, le piazze no Green Pass sono una minoranza che – sottolineano investigatori ed esperti che monitorano il movimento – non va comunque trascurata. Nè vanno sottovalutati i rischi di infiltrazione, le ingiurie, la rabbia e le minacce.
Gli insulti e gli slogan sono rivolti soprattutto verso il governo, la struttura del commissario per l’emergenza e, sempre di più, gli organi di informazione: “giornalisti terroristi” urlavano ieri i manifestanti sfilati davanti alle redazioni di alcuni giornali. Come a Torino, dove il corteo è arrivato sotto le finestre della Stampa e della Repubblica, o a Firenze, sotto la sede del quotidiano La Nazione. “Una folla rabbiosa che manifesta contro un organo di informazione è un pessimo segnale per la democrazia”, scrive oggi il direttore della Stampa, Massimo Giannini. “E’ curioso – aggiunge – che le proteste siano rivolte proprio a noi che, essendo fermamente convinti della necessità dei vaccini e dell’obbligatorietà del Green Pass, abbiamo comunque avviato da giorni un dibattito alto e serio sul tema, chiamando a confrontarsi filosofi e scienziati, politologi e sociologi. E’ vergognoso, dunque, che l’ignoranza e l’intolleranza di questa gente si spinga fino a questo punto”. Un “chiaro tentativo di creare un clima di intolleranza nel Paese, attraverso l’intimidazione costante nei confronti di chi fa il proprio dovere”, per Raffaele Lorusso, segretario della Federazione nazionale della stampa, secondo cui “è paradossale che chi scende in piazza per rivendicare una libertà che non esiste in Costituzione, perché stiamo parlando di una questione che attiene alla sanità pubblica, se la prenda con chi sta esercitando legittimamente la libertà di espressione, sancita dall’articolo 21 della Costituzione”. “I giornalisti non possono diventare bersagli”, ammonisce l’Associazione stampa Toscana.