Torre del Greco/Ercolano. È stata una scenata di gelosia al telefono a mettere i carabinieri sulla strada giusta per recuperare il «tesoretto delle mazzette» nascosto a casa di Ciro Gentile, l’insospettabile netturbino di Ercolano – al servizio di una ditta Nu incaricata della raccolta dei rifiuti in varie città della provincia di Napoli – trovato in possesso di 350.000 euro nascosti in due borsoni.
A 24 ore dalla notifica del decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Maria Laura Ciollaro del tribunale di Napoli emergono i primi retroscena dell’inchiesta costata l’avviso di garanzia a Vincenzo Izzo – l’imprenditore di Torre del Greco noto come pisiello, titolare della pescheria Don Do’ in zona porto e già a processo per voto di scambio alle elezioni del 2018 nella città del corallo – e a Giuseppe Spacone, imprenditore della zona di Giugliano: a indirizzare gli investigatori verso l’appartamento di via Marittima – zona mare di Ercolano, al confine con Portici – fu una telefonata intercettata a metà luglio tra Ciro Gentile e la moglie.
Una breve conversazione in cui la donna, evidentemente alterata per motivi di gelosia, minacciò il marito di smettere di cucinare: «Sul serio, non si mangia: la mia cucina è chiusa». E davanti al tentativo del netturbino di smorzare i toni con una battuta di spirito, la donna rincarò la dose: «Tanto i soldi qua ce ne stanno a morire, posso campare finché muori. Prendo un bel pacchettino di Vincenzo, rompo la borsa del direttore». Parole capace di gelare il sangue nelle vene di Ciro Gentile, pronto a chiudere la conversazione con un perentorio: «Stai ferma e stai zitta con questa bocca fradicia e scema che tieni».
Un tentativo inutile: la conversazione era già stata «catturata» dagli investigatori e cerchiata in rosso. Perché ritenuta una prova evidente della provenienza del denaro poi effettivamente ritrovato nella camera da letto dell’abitazione della coppia: i soldi attribuiti a Vincenzo Izzo – circa 245.000 euro destinati, secondo gli investigatori, al voto di scambio – in mazzette chiuse con elastici (i pacchettini di Vincenzo citati al telefono) e a Giuseppe Spacone, il cui tesoro era rinchiuso in un borsone chiuso con un lucchetto di cui la donna non era in possesso (rompo la borsa del direttore).
D’altronde, la tesi della procura di Napoli, a confermare l’opaca provenienza del denaro il perentorio e tempestivo intervento di Ciro Gentile per zittire la moglie. Pronta a sfogare subito la sua rabbia: «Eh, lei ha la bocca buona: lei ti vuole bene». Una scenata di gelosia pagata con tre avvisi di garanzia e il sequestro di un tesoro da 350.000 euro.
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