Torre del Greco. Doveva essere un’udienza-chiave per ricostruire – in base alla deposizione del consulente tecnico nominato dalla procura di Torre Annunziata – l’esatta dinamica dello schianto costato la vita a Ciro Giannini, lo studente di 18 anni travolto e ucciso da un autoarticolato in uscita dall’accesso abusivo alle ex cave di villa Inglese a giugno del 2012.
Invece, a 9 anni dalla tragedia, i familiari della vittima – pronti a portare avanti una vera e propria crociata per la sicurezza lungo viale Europa – restano, al momento, senza giustizia. Il processo davanti al collegio presieduto dal giudice Fernanda Iannone è stato, infatti, rinviato – in attesa di una diversa composizione del collegio stesso – a gennaio del 2022.
Alla sbarra ci sono carico di imprenditori, vigili urbani e tecnici comunali accusati a vario titolo di omicidio colposo, abuso d’ufficio e omissioni in atti d’ufficio. Ipotesi di reato relative alle «autorizzazioni facili» rilasciate dall’ente di palazzo Baronale, costate il rinvio a giudizio a 7 imputati: in primis Massimo Balsamo – l’imprenditore già a processo per la monnezza connection all’ombra del Vesuvio insieme all’ex sindaco Ciro Borriello – e poi i due vertici della polizia municipale Salvatore Visone e Andrea Formisano nonché i tecnici Mario Pontillo, Michele Sannino, Ambrogio De Simone e Felice Pirone.
Il consulente tecnico avrebbe dovuto illustrare gli esiti di una serie di verifiche sul «varco killer» di viale Europa. Una volta accertati gli abusi edilizi, infatti, il Comune non avrebbe – secondo la tesi dell’accusa – fatto rispettare le dovute prescrizioni e avrebbe rilasciato una serie di autorizzazioni provvisorie ripetutamente finite al centro di polemiche e proteste. E costate la vita a uno studente di 18 anni travolto e ucciso da un autoarticolato a pochi giorni dall’esame di maturità all’istituto tecnico e per geometri Eugenio Pantaleo.
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