Seicentosessanta milioni di euro per ridisegnare i principali porti della Campania e proiettarli a uno sviluppo industriale, turistico e commerciale. Il programma triennale dei lavori pubblici dell’Autorità di Sistema Portuale Mar del Tirreno Centrale offre una visione chiara di quello che sarà il futuro degli scali di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia. La differenza rispetto al passato è che non si tratta di un libro dei sogni, perché gran parte dei fondi necessari a realizzare le opere sono già in cassaforte. Spiccano in tal senso i 380 milioni di euro incassati attraverso il Pnrr (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza): 275 milioni saranno investiti a Napoli e 105 a Salerno, che potenzieranno il traffico passeggeri e merci.
Il porto stabiese
Castellammare resta fuori dalla partita dei finanziamenti del Recovery Plan. Nemmeno un euro dei 380 milioni destinati ai principali porti della Campania sarà investito nello scalo stabiese. Due i problemi.
Il primo è che la nuova governance dell’Autorità Portuale, guidata dal presidente Andrea Annunziata, non ha ereditato nemmeno un progetto per lo sviluppo del porto di Castellammare, dal predecessore Pietro Spirito. Il secondo riguarda la scelta politica di non intaccare quello che è l’attuale assetto dello scalo stabiese. La posizione attendista assunta dall’amministrazione comunale non ha pagato. La Regione Campania conferma la scarsa attenzione per la città stabiese. Dei quattro parlamentari del territorio che fanno parte della maggioranza che sostiene il governo Draghi se n’è persa traccia ormai da tempo.
Almeno fino al 2030 secondo quanto si legge dal piano dell’Autorità Portuale – non ci saranno stravolgimenti rispetto alle funzioni del porto. Si va avanti con la cantieristica e il diportismo, anche se le concessioni dovranno essere rimesse a bando nel 2024 come previsto dall’ultima sentenza del Consiglio di Stato. Stop all’ipotesi di far diventare Castellammare una stazione crocieristica, torna nel cassetto anche la possibilità di abbattere i ruderi fatiscenti lungo via Bonito, in particolare i silos dell’Acqua della Madonna.
Senza i fondi del Recovery sembra impossibile anche la strada per l’agognato ribaltamento a mare del cantiere navale, che libererebbe spazi all’interno del porto. In cassaforte ci sono i 35 milioni di euro garantiti da una delibera Cipe (Comitato Interministeriale per lo sviluppo economico) del 2019 che serviranno per tombare lo scivolo di varo e mettere in sicurezza il porto. Altri 40 milioni sono stati assicurati da Fincantieri per gli investimenti di ammodernamento dello stabilimento. Mancano i soldi (circa 70 milioni) per realizzare la piattaforma semisommergibile necessaria per varare le navi. Azienda e sindacati sono ancora in attesa di segnali dalla Regione Campania che continua a giocare a carte coperte.
Per quanto riguarda gli stanziamenti diretti dell’Autorità Portuale c’è da registrare che come per i porti di Napoli e Salerno, sono previsti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, in particolare sotto il profilo dell’efficientamento energetico, che costeranno complessivamente per i tre scali 8 milioni di euro.
Dal punto di vista infrastrutturale, invece, si prevede per il 2024 un investimento di 20 milioni di euro per la “rettifica e l’ampliamento della Banchina Magazzini Generali-Marinella”. Ma per quello che prevede il progetto e l’effettiva disponibilità dei fondi resta un grosso punto interrogativo. Così come la visione della politica locale e regionale sul futuro del porto di Castellammare che sembra ancorata a battaglie di retroguardia che non offrono prospettive dal punto di vista dello sviluppo economico e occupazionale di un territorio che va ben oltre la città stabiese.
Il Recovery
Viaggiano spediti verso il futuro invece i porti di Napoli e Salerno che si spartiranno la grossa torta dei finanziamenti del Recovery. Per quanto riguarda i 275 milioni di euro che saranno investiti a Napoli si prevedono: 26 milioni di euro “per lo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici”, attraverso il potenziamento e la riqualificazione delle infrastrutture destinate al traffico passeggeri; 150 milioni di euro per il prolungamento della diga duca d’Aosta a protezione del nuovo terminal contenitori di levante; 20 milioni per l’ampliamento e il completamento della darsena di Levante; 20 milioni per il riassetto dei collegamenti ferroviari di ultimo miglio e della rete viaria portuale; 20 milioni per l’intervento di riqualificazione dell’area monumentale del porto di Napoli, attraverso il recupero e la valorizzazione dell’edificio ex Magazzini Generali; 39 milioni per il potenziamento dello scalo ferroviario asservito al porto di Napoli e la realizzazione delle infrastrutture stradali connesse.
Per quanto riguarda invece i 105 milioni di euro che saranno investiti nel porto di Salerno sono previsti: 40 milioni per il dragaggio del porto commerciale e il canale d’ingresso; 15 milioni per il prolungamento del molo Manfredi; 40 milioni per il consolidamento e l’adeguamento funzionale di alcuni moli e banchine; 10 milioni per la realizzazione del secondo lotto dell’intervento “porta ovest” di Salerno.
Risorse fondamentali, sommate ad altri 200 milioni di euro che l’Autorità Portuale intende investire a Napoli e Salerno attraverso stanziamenti diretti e ulteriori finanziamenti, per sviluppare gli scali più grandi della Campania sia dal punto di vista turistico che commerciale, con importanti ricadute economiche ed occupazionali per il territorio.