Ha fatto il giro del web quel video in cui rapinatori vengono immortalati in una pizzeria del Napoletano mentre puntano kalashnikov e fucili con canne mozzate anche contro i bambini. Immagini raccapriccianti, capaci di infondere terrore, che danno la misura della ferocia con la quale i banditi hanno agito, tra famiglie riunitesi per passare qualche ora in spensieratezza. Oggi, i carabinieri, al termine di indagini lampo coordinate dalla Procura di Napoli Nord, hanno notificato un decreto di fermo emesso dal gip nei confronti dei presunti autori di quella rapina, messa a segno lo scorso 6 ottobre nella pizzeria “Un posto al sole” di Casavatore. Si tratta di due giovanissimi, che hanno entrambi 20 anni, e di un 32enne, tutti di Napoli, tutti ritenuti dagli inquirenti appartenenti a un’associazione a delinquere costituita appositamente per compiere colpi attraverso quel modus operandi. Nei frame dei video che circolano in rete è possibile vederli indossare guanti azzurri per non lasciare tracce sulle armi e cappucci per non farsi riconoscere mentre si aggirano tra genitori che stringono al petto i bambini. Alla fine raccatteranno un bottino fatto di denaro ma anche di quattro orologi (tra i quali un Rolex e un Tudor) e una collana d’oro. In una scena uno dei malviventi perquisisce il capofamiglia che siede accanto a un bimbo di 5-6 anni: è alla ricerca di qualche oggetto d’oro al collo dell’uomo.
Il piccolo è visibilmente terrorizzato e alza un braccio per difendersi quando vede la canna del fucile rivolta verso di lui. Appena il bandito si allontana il piccolo cerca conforto dalla mamma che tiene in braccio la sorellina. In manette sono finiti Marco Giardino, 20enne incensurato di Secondigliano, Salvatore Di Matteo, 20enne, già noto alle forze dell’ordine, dei Quartieri Spagnoli (ma come gli altri preso a Secondigliano), e Antonio Silvestro, 32 anni, anche lui di Secondigliano e già conosciuto dalle forze dell’ordine. Quest’ultimo, detto “banana”, secondo gli investigatori sarebbe direttamente legato al clan Di Lauro per il quale faceva anni fa lo spacciatore di cocaina e crack. Il suo nome figura tra gli oltre cento destinatari di una misura cautelare emessa nel giugno 2013 su richiesta della DDA di Napoli nell’ambito di un maxi blitz anticamorra del Ros che ha colpito gli esponenti apicali di quella organizzazione malavitosa, in quella particolare fase storica guidata da Marco Di Lauro, latitante dal 7 dicembre 2004 fino al 2 marzo 2019 e quarto figlio di Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo o’ milionario”, fondatore del clan. Nella stessa ordinanza figura anche un parente stretto di Giardino e anche Di Matteo risulterebbe legato da vincoli di parentela con dei malviventi. I carabinieri di Casoria e di Casavatore non hanno trovato le armi usate quella sera, fucili e mitra AK47, i cosiddetti Kalashnikov, che non è facile recuperare senza conoscenze “importanti”. Non si esclude che la banda sia riuscita ad averle in prestito grazie alle presunte relazioni con il clan. Oltre a quella di ottobre la banda aveva progettato altre tre rapine, che i carabinieri sono riusciti a sventare grazie a una massiccia presenza sul territorio.