Torre del Greco. Il day after la tragedia sulla scogliera in località La Scala, la spiaggia del lido Gabbiamo è deserta. Solo qualche curioso allunga lo sguardo sull’arenile dove il corpicino di Francesco è stato adagiato dopo essere stato ripescato da due ragazzini-eroi dallo specchio d’acqua in cui era stato lanciato dalla madre. Diversi peluche e tre lumini sono stati poggiati ai piedi dell’artigianale croce in legno piantata sulla sabbia nera per ricordare il piccolo Francesco. «Il rione ha voglia di dimenticare in fretta – si lascia sfuggire un anziano, a passeggio con il cane lungo la strada di confine con Ercolano – Abbiamo vissuto un incubo, sarà difficile dimenticare le urla strazianti provenienti dalla spiaggia».
A meno di cento metri di distanza, alcuni bimbi – accompagnati dai genitori – giocano sulle giostrine della passeggiata porto-Scala: «Abbiamo saputo, ma non abbiamo il coraggio di andare a vedere il posto in cui si è verificato il fatto – spiega una giovane mamma – Ho i brividi solo al pensiero».
Il dolore della comunità è forte, espresso a chiare lettere dal sindaco: «La morte di un bambino così piccolo, per giunta maturata in maniera così terribile, rappresenta una tragedia immane». È scavato in viso Giovanni Palomba, la sua segreteria è al lavoro per capire quando saranno celebrati i funerali del piccolo Francesco e come potrà eventualmente partecipare il Comune all’ultimo saluto al bimbo di due anni e mezzo: «Di certo predisporremo un manifesto – afferma il primo cittadino – per il resto mi pare tutto prematuro, valuteremo sul momento il lutto cittadino».
Si susseguono notizie, il sindaco prova a capire: «Mi parlano di persone perbene, di buona famiglia – rimarca Giovanni Palomba -. Una tragedia che sembrerebbe tutt’altro che annunciata: mai da quel nucleo era arrivata alcune richiesta di sostegno, nessuna avvisaglia di malessere che fosse giunta al nostro servizio di politiche sociali».
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