Torre del Greco. L’ultimo a minacciare l’addio alla carovana del buongoverno è stato Michele Langella, il «pastorello» in quota Alleanza Democratica – il gruppo guidato dall’ex senatore Nello Formisano – ma legato a doppio filo a Francesco Iovino, consigliere regionale di Italia Viva. Una mossa interpretata come un’ulteriore prova della volontà di una parte del centrosinistra – in particolare la corrente del Pd legata a Luigi Mennella, come al solito già in pole position per una candidatura a sindaco – di volere staccare la spina alla fallimentare amministrazione comunale di Giovanni Palomba. In realtà, dietro l’occhiolino strizzato dal paladino della periferia ai «ribelli» Gaetano Frulio e Luisa Liguoro – gli infiltrati del Pd pronti a lasciare la maggioranza e a ufficializzare la crisi – ci sarebbe la volontà di «fare pesare» il proprio sostegno in aula per ottenere azioni mirate al rilancio della Litoranea. Un «gioco al rialzo» in cui, in queste ore, si stanno cimentando diversi politici di palazzo Baronale.
L’attesa del sindaco
Come annunciato all’indomani dello strappo dei due «delfini» del vicepresidente della Gori, il sindaco Giovanni Palomba resta alla finestra: «Non cercherò una nuova maggioranza – il commento a caldo sulla fuga di Gaetano Frulio e Luisa Liguoro – perchè tocca ai due fuoriusciti e al loro mentore trovare i numeri per chiudere quest’esperienza politica. Vediamo se il Pd, dopo la mancata presentazione della lista alle elezioni del 2018, almeno è capace di mandarmi a casa». E le grandi manovre, fino a oggi, non sembrano avere portato a particolari risultati. Dalla maggioranza «liquida» di palazzo Baronale si potrebbe, appunto, sfilare Michele Langella – il condizionale resta d’obbligo – ma non sono arrivati veri e propri scossoni: solo la «maestrina» Iolanda Mennella – cugina dell’aspirante successore di Giovanni Palomba – si è allineata alla linea dettata dal Pd, uscendo dal gruppo di maggioranza. Il suo partner politico Carmine Gentile resta, invece, neutrale. E se Alessandra Tabernacolo – ex esponente di Fratelli d’Italia, vicina al capobastone democrat Mario Casillo, l’artefice del bis di Loredana Raia in consiglio regionale – conferma la fedeltà al primo cittadino, Luigi Mele non sembra intenzionato a mollare la sfida personale sul fronte rifiuti. Lo zoccolo duro dei fedelissimi del sindaco, poi, può contare sul restante gruppo di Alleanza Democratica – Nello Formisano e Lucia Vitiello – nonché su Carmela Pomposo, Ciro Accardo, Antonio Spierto e sul «rientrante» Pasquale Brancaccio.
Decisivi gli indecisi
Numeri alla mano, la carovana del buongoverno oggi sembrerebbe contare solo su dieci voti. Ma in politica la matematica può diventare un’opinione. E gli indecisi valere doppio. E nel «gruppone di mezzo» ci sono almeno tre ex dissidenti – Salvatore Gargiulo, il «camaleonte» Ciro Piccirillo e Simone Mariano Gramegna – pronti a rientrare all’ovile in cambio di «visibilità» in giunta, mentre la stessa opposizione – come confermano le ripetute assenze dall’aula di Romina Stilo e Carmela Iacomino – potrebbe non essere così compatta nel firmare le dimissioni. Insomma, la strada per mandare a casa Giovanni Palomba resta in salita. Salvo accelerazioni delle ultime ore.
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