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Pompei, processo Parking Plinio: il capo dei vigili si difende in aula
CRONACA
28 gennaio 2022
Pompei, processo Parking Plinio: il capo dei vigili si difende in aula
Salvatore Piro

Pompei. Processo Parking Plinio, la difesa del colonnello in aula: “Prove tangibili della sua estraneità ai fatti. Il processo ha già evidenziato la inattendibilità del teste a carico”. Lunga e articolata l’ultima discussione difensiva affidata – dinanzi ai giudici del Tribunale di Torre Annunziata – all’avvocato Guido Sciacca, il legale che difende il comandante della polizia locale di Pompei, Gaetano Petrocelli, da un presunto abuso d’ufficio contestato nell’ambito del vecchio processo Parking Plinio. La sentenza di primo grado sarà scritta nel prossimo febbraio. Prima del verdetto, l’avvocato del colonnello ha ribadito in aula “la totale estraneità del mio assistito ai fatti”. Il legale ha parlato ai giudici con piglio deciso: giacca, cravatta, completo scuro, l’elegante “mise” scelta a pochi giorni ormai dalla sentenza. Sarà infatti emesso a breve il verdetto sul presunto scandalo nato da una denuncia fatta ai magistrati – era il 2011 – dall’imprenditore Natale Russo, il titolare della ditta Parking Plinio di Pompei, che per anni ha gestito il servizio di rimozione forzata all’ombra degli Scavi.

La denuncia, nel 2013, portò prima a un avviso di conclusione indagini, e dopo al rinvio a giudizio anche dell’ex sindaco ora renziano e in quota Pompei Viva,  Claudio D’Alessio. L’ex primo cittadino è accusato di concussione e abuso d’ufficio. Imputato è pure l’attuale comandante della polizia locale di Pompei ,Gaetano Petrocelli, finito a processo per un presunto abuso d’ufficio. Per i due imputati, il pm ha già chiesto l’assoluzione. L’unico a insistere per la condanna almeno a un risarcimento è la parte civile, ovvero Natale Russo. L’ex sindaco D’Alessio – secondo il pm – avrebbe preteso dei soldi dal titolare della ditta incaricata della rimozione forzata auto. In base alla ricostruzione dei magistrati, quel denaro avrebbe rappresentato un “contributo per il partito di appartenenza”. Niente soldi, niente appalto. E’ questa, in sostanza, la presunta minaccia su cui si sarebbe fondata l’accusa. “Incontrai Claudio (D’Alessio) nel suo studio in via Roma. Parlavo con lui perché per la custodia delle macchine il Comune mi deve circa 3 milioni di euro. L’ex sindaco mi disse: non mettere l’avvocato che si prende il 10% sull’incasso. Assisto io, poi mi dai un contributo al partito. Voleva il 20% di un milione.

Se non pagavo, non avrei mai più lavorato”. Quest’ultimo è uno stralcio della testimonianza resa in tribunale dall’imprenditore. D’Alessio – come si apprende dal capo d’imputazione – avrebbe preteso una percentuale del 20% su un appalto assegnato all’imprenditore per finanziare il suo partito dell’epoca, l’Udc. L’ex sindaco e avvocato si è già difeso in aula: “Non ho mai parlato con Natale Russo di nessun appalto – disse infatti ai giudici l’ex sindaco – gli unici rapporti tra noi risalgono ad anni prima (quando D’Alessio assistette Russo per una causa civile ndr) dalla conclusione di quella causa, era prima del 2011, non l’ho più ricevuto allo studio”. Il processo è slittato a febbraio 2022, data di un’udienza chiave: conclusioni della difesa di D’Alessio, poi sarà sentenza. Salvatore Piro

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