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Usura, in manette imprenditore dei supermercati. Tassi d’interesse fine al 130%
CRONACA
31 gennaio 2022
Usura, in manette imprenditore dei supermercati. Tassi d’interesse fine al 130%
Redazione

Arrestato e poi scarcerato un anno fa perché ritenuto colluso con Filippo Capaldo, nipote prediletto del capoclan Michele Zagaria, l’imprenditore dei supermercati Paolo Siciliano è finito nuovamente agli arresti per una storia di usura su ordine del Gip di Napoli, nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. Con Siciliano, 58 anni, finito in carcere, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Caserta anche Gennaro (domiciliari) e Giovanni Buonanno (carcere), di 73 e 41 anni, rispettivamente padre e figlio ritenuti vicini al clan Belforte di Marcianise; ai tre sono stati contestati a vario titolo i reati di associazione camorristica, usura, estorsione e impiego di proventi illeciti mediante l’utilizzo del “metodo mafioso”. Altre tre persone, tra cui il collaboratore di giustizia del clan Belforte Claudio Buttone, risultano indagate. Secondo quanto emerso dagli accertamenti realizzati dai finanzieri della Compagnia di Marcianise, Siciliano avrebbe incassato gli assegni provento di usura per conto dei fratelli Buonanno; si tratta di una somma di 85mila euro che sarebbe poi stata riutilizzata dall’imprenditore per le proprie attività commerciali. I finanzieri hanno anche sequestrato agli indagati, su ordine del Gip, la somma di 240mila euro. La vittima è un imprenditore di Marcianise cui i Buonanno avrebbero prestato soldi con tassi di interesse dal 120% al 130% annui.

In particolare all’operatore economico sono stati fatti vari prestiti per un totale di 60mila euro, e in un solo anno ha restituito a titolo di interesse 30mila euro. Per l’accusa in un’occasione, tra novembre e dicembre del 2015, la vittima sarebbe stata costretta a salire in un’automobile e minacciata di morte dai Buonanno per farsi consegnare i soldi del prestito, oltre che un “regalo” di 2mila euro per il clan Belforte in occasione delle festività natalizie; fatto non concretizzatosi perché l’imprenditore si è opposto. Dalle indagini, è emerso che Siciliano avrebbe anche minacciato la vittima prima che la stessa venisse ascoltata dalla Guardia di Finanza, affinché ammettesse falsamente di aver consegnato gli assegni provento di usura ad un altro imprenditore e che quest’ultimo li avesse poi dati a Siciliano per normali rapporti d’affari. Gli arrestati (nello staff di difensori Giuseppe Foglia e Claudio Sgambato) renderanno gli interrogatori di garanzia nei prossimi giorni. Siciliano fu arrestato nel gennaio 2021 – scarcerato dopo quasi un mese – perchè ritenuto in affari con il nipote di Zagaria; l’indagine è attualmente conclusa e presto la Procura di Napoli dovrebbe chiedere il rinvio a giudizio per Siciliano, Filippo Capaldo e i fratelli Francesco e Nicola e altre nove persone.

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