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Stato di agitazione dei medici di base, la burocrazia blocca le cure. “Più tempo con le scartoffie che con i pazienti malati”
CRONACA
1 febbraio 2022
Stato di agitazione dei medici di base, la burocrazia blocca le cure. “Più tempo con le scartoffie che con i pazienti malati”
Redazione

Studi presi d’assalto per le procedure di quarantena, isolamento, certificazioni, mancate registrazioni del Green Pass, tracciamento nelle scuole. E poi migliaia di telefonate per avere informazioni. I medici di famiglia e i pediatri di libera scelta soffocano sotto il peso della burocrazia che va di pari passo con la pandemia, e per denunciare il drammatico assottigliarsi del tempo per curare i pazienti dichiarano da oggi lo stato di agitazione. “Proclamiamo lo stato di agitazione perchè vogliamo lavorare meglio”, scrivono in una nota congiunta le organizzazioni sindacali dei medici di base Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Smi, Simet, Federazione C.I.Pe – S.I.S.Pe – S.I.N.S.Pe. E in un documento inviato anche al Ministero della Salute e alle Regioni sottolineano tra l’altro che “le piattaforme regionali inefficienti non si interfacciano con il Sistema di Tessera Sanitaria e rendono difficoltosa l’attività ordinaria per i pazienti con patologie croniche, oncologiche, cardiache.

Malati che hanno difficoltà di accesso al proprio medico perchè tutti i canali di contatto sono saturati da centinaia di migliaia di richieste di informazioni procedurali”. “Passiamo il nostro tempo a smaltire scartoffie e non riusciamo a dare risposte ai cittadini”, dice Andrea Filippi, Segretario nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, “bisogna snellire le procedure, chiedere il supporto delle Asl che devono assumere personale amministrativo”. Non solo, la medicina generale registra “l’assoluta indisponibilità dei medici sostituti negli studi di medicina generale, pediatri di libera scelta, continuità assistenziale e nell’emergenza urgenza territoriale, nonché la difficoltà di reclutamento del personale di studio con conseguente ulteriore sovraccarico di lavoro improprio che ricade sui camici bianchi”. Per il momento lo stato di agitazione non avrà ricadute dirette sui pazienti poichè tutte le attività saranno svolte regolarmente, ma i sindacati fanno sapere che se non riceveranno risposte dalle istituzioni non è escluso che si arrivi allo sciopero. Diverso il caso del Veneto dove i medici di famiglia dal 13 febbraio – fa sapere lo Smi – sospenderanno le procedure amministrative per tre giorni a settimana e non faranno ricette dematerializzate e certificati.

“I medici di base scarseggiano dappertutto, in media ogni medico conta intorno ai 1200 assistiti, in alcune regioni del Nord si arriva fino a 1800 pazienti a testa. Siamo praticamente ridotti in stato di schiavitù e ancor peggio va per le donne medico, il 60% della categoria, che non hanno più tempo per i figli e la famiglia. I professionisti più anziani decidono di andare in pensione in anticipo”, racconta Giuseppina Onotri, Segretario generale Smi. Nel documento inviato alle istituzioni, i medici di famiglia respingono poi “l’indegna campagna denigratoria” nei loro confronti, “addirittura ci chiamano fannulloni”, commenta Onotri. E inoltre bocciano su tutti i fronti l’Accordo nazionale appena sottoscritto solo da alcune sigle sindacali perchè “non risponde in alcun modo alle criticità evidenziate ed anzi, nella proposizione di un modello organizzativo ormai superato che nella pandemia ha mostrato tutte le sue fragilità, diventa penalizzante per i medici da un punto di vista retributivo e professionale”. I medici di base insomma chiedono a gran voce “una riforma profonda della medicina generale e delle pediatria di libera scelta, incentrata sulla multi professionalità e sulla presa in carico dei cittadini”, “un cambiamento – concludono – che non rintracciamo nella proposta elaborata dalle Regioni e dal Ministero della Salute”.

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