Torre del Greco. La mozione di sfiducia al sindaco Giovanni Palomba sbarcherà in consiglio comunale il prossimo 21 febbraio, ma già si respira aria (pesante) da campagna elettorale all’ombra del Vesuvio. Con i segretari cittadini di Lega e Pd pronti a infiammare la vigilia dell’attesa votazione a palazzo Baronale.
Prima Maria Gabriella Palomba aveva sottolineato l’indisponibilità a sostenere la «crociata» per mandare a casa il sindaco promossa proprio da chi – attraverso i propri «infiltrati» in maggioranza, tra consiglieri comunali e assessori – aveva «dettato i tempi» dell’attuale amministrazione comunale. Poi qualche «dirigente» locale dei democrat aveva ricordato alla cugina di Giovanni Palomba la candidatura nella lista civica Il Cittadino a sostegno della carovana del buongoverno – dimenticando l’appoggio elettorale di Salvatore Romano, appiedato dalla mancata presentazione della lista del Pd, all’attuale assessore ai lavori pubblici Felice Gaglione – e tacciato il segretario cittadino della Lega «di inventare un sacco di baggianate».
Parole capaci di innescare la pronta replica di Maria Gabriella Palomba: «Con i soliti mezzucci e attacchi personali, il Pd esprime nuovamente l’immaturità di una certa classe politica di sinistra incapace di argomentare su temi politici – l’affondo-bis della coordinatrice cittadina della Lega -. A fronte di menzogne, mezze verità e processi personali non ci lasceremo intimidire. I cittadini non sono degli sprovveduti: gli anni di silenzio complice del Pd, caratterizzati da un appoggio incondizionato all’attuale amministrazione comunale, con nomine ad hoc nei punti strategici, sono sotto gli occhi di tutti. D’altronde, se così non fosse, sarebbe interessante scoprire dove erano i “soloni” del Pd mentre la città affondava».
Una curiosità facile da soddisfare, a giudicare dalla valanga di selfie postati in rete – a partire dal consigliere regionale Loredana Raia fino ai «dirigenti» con la memoria a corrente alternata – insieme al sindaco Giovanni Palomba. Ora rinnegato per tornare al voto con un anno di anticipo.
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