Il comandante che fa il giro delle cabine per essere sicuro che nessuno resti indietro, prima di dare l’abbandono nave, con le fiamme, “altissime” e il calore che aumentava. E poi il fumo, nero e denso, il buio, le urla: “a bordo c’era il panico”. Sono state ore di terrore quelle vissute dai passeggeri e dai membri dell’equipaggio del traghetto Euroferry Olympia, andato a fuoco in piena notte tra la Grecia e l’Italia. Ore trascorse da centinaia di persone con l’angoscia e la paura di non uscire più da quell’inferno e che per i più si sono dissolte una volta a bordo dei mezzi di soccorso, arrivati in tempo. Ma 13 persone, si è appreso solo dopo, non ce l’hanno fatta ad abbandonare subito la nave: per loro i soccorsi sono continuati, in una corsa contro il tempo. A raccontare l’incubo vissuto a bordo sono i membri dell’equipaggio del ‘Monte Sperone’, il pattugliatore della Guardia di Finanza che si trovava in zona per un altro intervento e che è stato subito dirottato dalle autorità greche verso il luogo dell’incidente; 29 uomini e donne che hanno lavorato per tutta la notte per soccorrere i naufraghi, tranquillizzarli, dar loro acqua e coperte termiche e portarli nel porto di Corfù. “Le fiamme erano così alte che le abbiamo viste ancora prima di arrivare nei pressi della nave, con la nostra strumentazione di bordo. Ci siamo attivati in tempi molto rapidi anche grazie all’equipaggio, che è rodato e ha un altissimo livello di professionalità”, racconta il comandante del pattugliatore, il colonnello Simone Cristalli, il cui pensiero va a tutti quelli rimasti a bordo. I finanzieri, che hanno ricevuto i complimenti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno messo subito in mare i due gommoni in dotazione e con quelli si sono diretti verso la nave, anche per verificare che non vi fossero persone in mare. “Poi, quando siamo arrivati sottobordo – racconta ancora Cristalli – abbiamo trovato i passeggeri e l’equipaggio che erano già a bordo delle scialuppe e dunque ci siamo preoccupati immediatamente di trasferirli sul pattugliatore, per metterli in sicurezza”. Non sono stati momenti semplici, nonostante le condizioni del mare fossero buone.
“La nostra preoccupazione principale era di mettere in salvo le loro vite e quella è stata la priorità. Ma trasferire 243 persone non è semplice”. A raccontare cosa era avvenuto a bordo del traghetto è Felice Lodovico Simone Cicchetti, comandante della stazione navale di manovra di Messina, che si trovava a bordo del Monte Sperone. “Il comandante della nave, quando è scoppiato l’incendio, ha fatto immediatamente il giro della cabine e ha radunato tutti i passeggeri e l’equipaggio in un unico ponte, poi ha dato l’abbandono nave. Ma non è stata un’evacuazione facile” perché, come hanno raccontato i passeggeri ai finanzieri, c’erano “fiamme altissime e il panico a bordo”. “Eravamo impegnati nel soccorso, non abbiamo avuto molto tempo per cogliere le sensazioni di chi era sul traghetto – conferma Cristalli – ma è evidente che fossero spaventati e impauriti”. Ed infatti una volta sul pattugliatore, racconta Cicchetti, molti dei passeggeri – tra loro c’erano anche delle donne e dei bambini oltre ad autotrasportatori in maggioranza greci e bulgari -, sono scoppiati a piangere, “lacrime liberatorie dopo tanta tensione accumulata”. L’intervento dei finanzieri non si è limitato al solo trasferimento dei passeggeri sul pattugliatore. “Quando siamo arrivati – è ancora Cicchetti a raccontare – c’erano due membri dell’equipaggio rimasti a bordo. Ci siamo avvicinati con i gommoni e li abbiamo aiutati a scendere con la biscaggina senza problemi”. Il pattugliatore Monte Sperone si trovava in zona poiché era andato a rimorchiare un’altra unità della Guardia di Finanza che aveva avuto un’avaria mentre era diretta a Milos. La chiamata delle autorità greche è arrivata pochi minuti dopo le 4. “La Guardia Costiera greca ci ha nominato coordinatori del soccorso sul posto, perché eravamo l’unità navale più grande – spiega Cristalli – e ci ha messo a disposizione 4 motovedette. Tre le abbiamo utilizzate per verificare che non ci fossero persone in mare attorno alla nave e una quarta, su disposizione del medico di bordo del traghetto, è servita invece per trasferire immediatamente a terra una persona che aveva accusato problemi all’apparato respiratorio”.
Quasi 300 salvati dal rogo, ma ci sono dei dispersi
L’inferno sulla nave è scoppiato nel cuore della notte ad una decina di miglia a nord della costa greca di Corfù: un incendio si è propagato alle 4.12 dai garage fino a devastare un intero traghetto ‘ro ro’ della compagnia Grimaldi Lines, l’Euroferry Olympia, partito tre ore prima da Igoumenitsa e diretto a Brindisi. Dei 290 a bordo – 239 passeggeri e 51 membri dell’equipaggio – quasi tutti sono stati tratti in salvo, ma in serata si teme ancora per la sorte di 11 persone che mancano all’appello: tre di loro sono state però localizzate all’interno della nave. Otto quindi sono le persone di cui non si hanno notizie, sebbene risultassero nella lista di imbarco. Si tratta di cittadini bulgari, greci e un turco: nessun italiano, quindi, dei 64 imbarcati. Due autotrasportatori, che a loro volta non figuravano tra i passeggeri salvati, sono stati invece raggiunti e portati in elicottero all’ospedale di Corfù. Ci sono poi altri dieci feriti, nove uomini e una donna: in sette sono stati ricoverati per problemi respiratori, ma non sembrerebbero versare in gravi condizioni, altri tre sono stati dimessi. Le operazioni di salvataggio, lunghe e complicate, sono partite tempestivamente, grazie al fatto che una unità della Guardia di finanza italiana era poco distante, impegnata a rimorchiare un’altra motovedetta in avaria.
Un intervento che ha salvato la vita nel giro di poche ore a 242 persone portate subito in salvo a Corfù. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è complimentato con il Corpo e ha espresso “apprezzamento e riconoscenza all’equipaggio della motovedetta”. Le persone soccorse, in gran parte camionisti greci e bulgari, una volta giunte sull’isola greca hanno raccontato ai soccorritori le ore di angoscia trascorse a bordo. Quando le sirene hanno dato l’allarme, dormivano già tutti. Le urla dei passeggeri, tra cui c’erano anche dei bambini, hanno svegliato chi si trovava nelle cabine quando già il fumo era ben visibile e “le fiamme altissime”. Qualcuno ha udito lo scoppio degli pneumatici dei tir merci provenire dalla pancia della Euroferry Olympia. Stando alle prime ricostruzioni, il rogo è partito proprio da una delle stive, il garage numero 3. I membri dell’equipaggio hanno messo subito in atto le procedure antincendio, senza però riuscire a domare le fiamme.
Il comandante, all’alba, ha quindi disposto l’abbandono della nave. Mentre i passeggeri venivano fatti salire sulle scialuppe, è intervenuto il pattugliatore Monte Sperone della Guardia di finanza italiana, ed ha imbarcato e portato a Corfù 243 persone. Con quelle soccorse dai greci, il numero complessivo dei salvati sale a 278 (uno dei quali non era inserito nella lista passeggeri). Sul posto sono sopraggiunte le unità navali della Marina greca, e i vigli del fuoco per spegnere l’incendio, oltre a personale italiano delle Capitanerie di porto che garantisce supporto anche per prevenire la dispersione in mare di carburante con danni ambientali. In serata le operazioni di salvataggio erano ancora in corso. Le liste dei passeggeri sono state controllate e raffrontate più volte con gli elenchi delle persone identificate perché nell’arco della giornata si erano inseguite ipotesi varie sul numero dei dispersi. La Grimaldi Lines, ha disposto subito la partenza da Ancona di nave Florencia, che stasera sarà a Corfù per imbarcare le persone salvate dal naufragio e portarle domattina a Brindisi. Prima, però, dovrà arrivare il nulla-osta delle autorità locali che stanno indagando sull’accaduto. Un film già visto, poco più di sette anni fa. Nel dicembre del 2014 fu il traghetto Norman Atlantic ad andare a fuoco nel mare in tempesta: era partito da Igoumentisa ed era diretto da Ancona. Morirono in 31 a largo di Valona, alcuni perché caddero in mare durante i soccorsi. Una bufera di neve, scandì allora il rientro a Brindisi dei sopravvissuti. Stavolta, a non aggravare la tragedia, ci sono stati mare piatto e cielo terso.