Non curante dei danni che avrebbero potuto provocare a beni storici e archeologici di inestimabile valore, la camorra ha esposto le sue edicole votive anche su una colonna portante di un tratto dell’acquedotto romano dei “Ponti Rossi”, a Napoli. Hanno consentito di individuare e sequestrare 11 edicole votive ritenute dalla Dda riconducibili alla camorra le indagini coordinate dal sostituto procuratore Alessandra Converso e dal procuratore Giovanni Melillo, che hanno inferto un duro colpo alla più pericolosa federazione criminale della città: l’ “Alleanza di Secondigliano”. Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia si è potuto dare una paternità a ciascuna edicola. Quella trovata in via Nicola Nicolini ai “Ponti Rossi” è riconducibile ad Angelo Gotti, una delle 126 persone ritenute legate ai clan Mallardo, Contini e Licciardi arrestate dai carabinieri nel maxi blitz del giugno 2019. A Pietro Licciardi, figlio del capoclan Gennaro, detto ” ‘a scigna”, è riconducibile invece quella di via Cavara.
Sarebbe invece Ettore Bosti, figlio di Patrizio, boss dell’omonimo clan, il “padre” di ben due edicole votive sequestrate dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e dalla Polizia Municipale di Napoli in piazza Gravina e via Filippo Maria Briganti. Il blitz delle forze dell’ordine ha sciolto il legame tra sacro e profano nei quartieri Vasto-Arenaccia e San Carlo all’Arena del capoluogo partenopeo, dove è più radicata l’influenza criminale dell’ “Alleanza” che ormai estende i suoi tentacoli su quasi tutta la città. Le indagini partono da un altro analogo episodio, ancora più eclatante: il sequestro di tre statue sacre del ‘600, inizialmente collocate nella dismessa chiesa “Santissima Maria del Rosario” di via San Giovanni e Paolo. Prestigiosi simboli religiosi che le famiglie malavitose dell’Alleanza di Secondigliano sfoggiavano nelle processioni piegandoli così all’infimo ruolo di simboli della camorra. Opere che, secondo gli inquirenti, erano state trafugate su ordine di Anna Maglieri, madre di Rita, Maria e Anna Aieta, sposate con i tre capiclan dell’Alleanza di Secondigliano: Patrizio Bosti, Francesco Mallardo ed Eduardo Contini. Un altro importante colpo all’iconografia criminale è stato inferto il 28 aprile 2021, quando i militari dell’Arma hanno restituito all’esclusivo culto religioso un altare della Madonna che nel cuore di Napoli ospitava le ceneri del baby boss della “paranza dei bambini” Emanuele Sibillo.