Castellammare. Una rarissima medaglia dell’Imperatore Geta dedicata all’antica Stabiae. E’ stato lo storico Angelo Acampora a fare la scoperta durante le sue ricerche. Sfogliando il libro di Charles Patin, “Imperatorum Romanorum Numismata”, Argentinae, 1671,più volte ristampato, si è imbattuto in una notizia sorprendente. Lo studioso francese, appassionato di numismatica e di archeologia, dopo aver attraversato l’Europa, si stabilì a Padova, dove tenne la cattedra di medico e di chirurgo. Fece anche parte di accademie prestigiose, quali dei “Ricovrati” e la “Leopoldina”.
Nelle sue ricerche Patin s’imbatté in una curiosa medaglia fatta coniare dall’imperatore romano Publio Settimio Geta, in carica dal 209 al 211 d. C., fratello di Caracalla (che lo fece assassinare). Come è noto le medaglie non avevano un valore nominale, ma in genere venivano ordinate a scopo pubblicitario. Solo che dopo l’uccisione del fratello, Caracalla ne comandò la damnatio memoriae, ossia l’oblio e la distruzione di ogni sua icona.
Per questo il cimelio è rarissimo, forse si tratta dell’unica copia conosciuta. Siamo in un’epoca in cui l’archeologia italiana ignorava ancora dove fossero state sepolte Ercolano, Pompei e Stabiae. Manca ancora quasi un secolo affinché venissero alla luce. Ebbene la medaglia in argento scoperta da Patin reca al verso la figura una giovenca che reca tre lettere nella parte superiore: “STA” e tre lettere nella parte inferiore: “BOV”. Si tratta di abbreviazioni che egli scioglie con “Stabiae” e “Bove”. Volendo significare che la città era famosa per il latte, prescritto, come afferma anche il medico romano Galeno (129-201 d.C.), a scopomedicinale in diverse terapie, nel suo libro “De Methodo Medendi”.
La notizia fu persino riportata nella famosa “Encyclopedia ou Dictionnaire Raisonneé des Sciences del Arte e des Métiers” di Diderot e D’alembert: “Charles Patin confirme ce fait par une médaille curieuse de l’empereur Géta, sur le revers de laquelle est une vache, qui désigne l’excellence du lait que produisoient les pâturages de Stabie”. Resta da sciogliere il mistero di dove Patin abbia rinvenuto la medaglia. Acampora sostiene che un indizio insinuante è dato dal fatto che egli, essendo anche un collezionista, si recava quando poteva suoi luoghi in cui si sapeva che venissero rinvenuti reperti archeologici e che per tanto è possibile che avesse anche investigato nella Castellammare di allora. Il sospetto che la medaglia fosse stata rinvenuta proprio qui – egli afferma –è sostenuto da una sua fuorviante indicazione. Quando parla di Stabiae non nomina la moderna città.
La indica come “Torre del monte”, mantenendosi sul vago, forse allo scopo di non attirare l’attenzione degli antagonisti sul sito dove a quel tempo le vestigia romane emergevano come cavolfiori dai campi. Usando questo appellativo mascherato è probabile che abbia fatto riferimento al luogo dove fu rinvenuta la medaglia, che potrebbe essere a Pozzano, dove si ergeva imponente la torre campanaria, progettata anche come torre difensiva contro le invasioni saracene.