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Quarta ondata, un anno per recuperare esami e ricoveri arretrati in ospedali
CRONACA
2 aprile 2022
Quarta ondata, un anno per recuperare esami e ricoveri arretrati in ospedali
Long Covid per 15% dei pazienti: attivati servizi e ambulatori dedicati

Roma. Sono pesanti gli strascichi anche di questa ultima ondata pandemica, la quarta, sugli ospedali italiani, che si ritrovano a fare i conti con l’urgenza di riattivare l’attività ordinaria. Ma per recuperare interventi e prestazioni ‘persi’ proprio a causa dell’ultima ondata sarà necessario almeno un anno.

A dirlo è la Federazione dei medici internisti (Fadoi) che ha lanciato un’indagine in 19 regioni: a pesare, affermano, sono anche gli effetti del long Covid, che richiede risorse ed impegno dal momento che circa il 15% dei pazienti ne è colpito. Almeno 12 mesi, dunque, è il tempo necessario per tornare all’attività ordinaria nelle corsie degli ospedali. La riduzione dei ricoveri programmati, sia pure senza arrivare ai livelli di quasi blackout delle prime ondate, spiega Fadoi, nel 37,5% dei casi è stata contenuta tra il 10 e il 20% di quelli programmati, ma nel 12,5% degli ospedali è stata tra il 20 e il 50%, mentre nel 16,7% dei casi il blocco è stato totale. Peggio è andata per le prestazioni programmate, come analisi e visite specialistiche.

In questo caso nel 29,2% delle strutture la riduzione è stata tra il 20 e il 50%, oltre il 50% nell’8,3% degli ospedali, mentre nel 16,7% dei casi sono state sospese tutte le prestazioni programmate. Analoga la percentuale di chi, all’opposto, non ha subito alcun rallentamento delle attività. Una macchina che stenta ancora a ripartire.

Nel 45,8% dei casi la ripresa dell’attività di ricovero ordinaria è al momento tra il 60 e il 90%, nell’8,3% delle strutture non è affatto ripresa, mentre nell’8,4% dei casi l’attività di ricovero è ripresa in media sotto al 50% di quella ipotizzata. Simile la situazione riguardo la ripresa delle prestazioni programmate, che nel 62,5% dei casi è tra il 60 e il 90%, anche se persiste un 8,3% di strutture ancora in fermo totale.

E’ del 25% la quota di chi ha invece ripreso al 100%. Più precisamente, per due ospedali su tre ci vorrà dai sei mesi a oltre un anno per recuperare ‘l’arretrato’, anche considerando i ritardi delle precedenti ondate, mentre per l’8,3% degli ospedali nemmeno in 12 mesi sarà possibile recuperare. Solo per il 12,5% delle strutture non c’è alcun arretrato. La variante Omicron sta facendo dunque sentire il suo effetto visto che il 70,8% degli ospedali lamenta un aumento dei pazienti Covid. A condizionare la ripresa delle normali attività ospedaliere c’è poi anche il peso gestionale dei cosiddetti ‘Covid per caso’, pazienti ricoverati per altre patologie e scopertisi positivi al momento di fare il test di ingresso o nei controlli successivi.

Sono tra il 20 e il 30% nel 29,2% degli ospedali, meno del 20% nel 16,7% dei casi e al di sotto del 10% nel 33,3% delle strutture. Il 57% degli ospedali, spiega il presidente Fadoi Dario Manfellotto, “ha difficoltà a isolare gli asintomatici e il 29% non ci riesce affatto, con rischio di contagiare i non Covid nel 50% dei casi. E l’isolamento comporta comunque la perdita di altri posti letto, con il 64% degli ospedali che rinvia un numero rilevante di ricoveri programmati, percentuale che sale all’86% per gli interventi chirurgici. Fino ad ora siamo andati avanti con le linee guida all’interno delle strutture, ma la situazione – avverte – richiederebbe dei protocolli condivisi”.

A pesare, inoltre, è anche il long Covid, da cui è colpito in media il 15% dei pazienti e che comporta per gli ospedali un grande impegno: ben l’87,5% dei nosocomi ha infatti ritenuto opportuno attivare servizi e ambulatori dedicati.

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