Joe Biden accusa di “genocidio” Vladimir Putin, e poco ore dopo aver parlato in Iowa di “un dittatore che dichiara guerra e commette un genocidio” dall’altra parte del mondo”, sottolinea che il riferimento al presidente russo era del tutto voluto. “Lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale – ha detto il presidente Usa – ma di sicuro è quello che sembra a me”. Immediato il plauso di Zelensky: “Parole vere da un vero leader”.
Intanto, secondo la Cnn, gli Stati Uniti si apprestano ad annunciare altri centinaia di milioni di dollari in assistenza militare all’Ucraina: circa 700, che porterebbero a 3 miliardi i fondi stanziati per Kiev dall’elezione di Biden. Il presidente ucraino interviene anche sulla cattura dell’oligarca Viktor Medvedchuk: catturato dagli 007 ucraini, il fedelissimo di Putin potrebbe essere riconsegnato alla Russia – propone Zelensky – in cambio del rilascio degli uomini e delle donne ucraini detenuti dai russi.
Altro fronte aperto per Zelensky è quello con la Germania, dopo il plateale no alla visita del presidente Frank-Walter Steinmeier a Kiev. Steinmeier non sarebbe gradito per la sua vicinanza alla Russia degli ultimi decenni. Da ex collaboratore di Schroeder, e poi ministro degli Esteri, Steinmeier è fra gli architetti della politica russa degli ultimi 20 anni in Germania. Ed è fra quanti hanno sempre spinto per costruire ponti fra l’Europa e Mosca. Nonostante Steinmeier abbia recentemente fatto autocritica ammettendo gli errori su Nord Stream 2, il “fallimento” della politica che intendeva costruire “una grande Casa europea con la Russia” e sostenuto che Putin e Lavrov dovrebbero essere processati davanti alla Corte internazionale dell’Aja, per crimini di guerra.
Ma a Zelensky tutto questo non basta, e per costringere Berlino a indurire la linea con Mosca ulteriormente, ha alzato il tiro. “La guerra – ha sintetizzato la First Lady ucraina, Olena Zelenska, in un’intervista via email alla Cnn – è come camminare sul filo: se inizi a pensare a come farlo, perdi tempo ed equilibrio. Quindi, per resistere, devi solo andare avanti e fare quello che fai. Allo stesso modo, per quanto ne so, tutti gli ucraini resistono”.
Preoccupazione dell’Opac, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, per le accuse sull’impiego di armi chimiche da parte delle forze russe a Mariupol. Occhi e mucose infiammate, secchezza delle fauci, difficoltà respiratorie, tachicardia i sintomi più comuni. Nell’assedio infinito di Mariupol, dove secondo le ultime stime del sindaco i morti sono almeno 21mila, i russi avrebbero attaccato anche con bombe al fosforo. Sostanze tossiche fatte piovere da un drone che ha preso di mira i difensori della città portuale strategica, sempre più schiacciata sotto il peso dell’offensiva. Ma Putin non arretra. I negoziati – dice – sono “in un vicolo cieco” per colpa degli ucraini, e la Russia continuerà la guerra per raggiungere quello che era il suo “nobile” obiettivo fin dal principio: la conquista dell’intero Donbass per proteggere la popolazione locale di etnia russa. E respinge tutte le accuse, liquidando come “un fake” il massacro di Bucha.
A Mariupol combattimenti corpo a corpo
Prosegue l’avanzata russa nell’Est dell’Ucraina, con obiettivi il Donbass e soprattutto la città portuale di Mariupol, ormai diventata un simbolo delle devastazioni causate dal conflitto e teatro di violenti combattimenti, con scontri anche corpo a corpo. Prosegue anche senza sosta il lavoro diplomatico, con il ministro degli esteri Di Maio che lancia la proposta di promuovere “una conferenza di pace” preceduta da “un cessate il fuoco”, sottolineando anche la necessità di mantenere aperto un canale con Mosca.
Un’invito alla moderazione che sembra stridere con le posizioni sempre più dure del presidente americano Biden, che ha accusato apertamente Putin di “genocidio”, ricevendo in risposta il plauso di Zelensky, ma anche la presa di distanza del francese Macron che ha suggerito di evitare “escalation di parole”. Lo stato maggiore dell’esercito Ucraino ha fatto sapere che proseguono i bombardamenti russi con artiglieria su Kharkiv e aerei su Mariupol, dove sono state colpite infrastrutture civili ed è in corso una dura battaglia, anche con combattimenti corpo a corpo, nell’impianto siderurgico Azovstal, di cui l’esercito di Mosca sta cercando di prendere il controllo. Il portavoce del ministero della Difesa russo ha riferito che 1.026 militari ucraini, fra i quali 162 ufficiali e 47 soldatesse, si sono arresi nella città e il sindaco ha parlato di almeno “100 mila persone” che chiedono di essere evacuate dalla città. Ma secondo il vice primo ministro ucraino Iryna Vereshchuk, oggi non è stato possibile aprire alcun corridoio umanitario perché i russi violano il cessate il fuoco e bloccano gli autobus che evacuano i civili. Da Kiev si moltiplicano intanto le denunce di massacri e violenze compiuti dalle forze d’invasione.
Secondo il primo viceministro degli Interni ucraino Evgeny Yenin, intervistato da Repubblica, da febbraio ad oggi sono stati commessi “più di 5600” crimini di guerra, anche attraverso l’uso, contro militari e civili, di “bombe al fosforo e altre munizioni proibite dalle convenzioni internazionali”.
E’ salito inoltre a 191, secondo i dati diffusi dall’ufficio del Procuratore generale ucraino, il numero di bambini uccisi nel Paese dall’inizio dell’operazione militare di Mosca, e 349 sono rimasti feriti. Il governo russo però respinge molte delle accuse, in particolare sull’utilizzo di armi chimiche ipotizzato da Washington e invita gli Usa a “smettere di fare disinformazione”, dal momento che la Russia avrebbe distrutto le sue ultime scorte chimiche nel 2017. Gli Stati Uniti però non arretrano nella loro linea e il presidente Joe Biden, che si appresta ad annunciare altri 700 milioni di dollari di aiuti militari a Kiev, ha lanciato un nuovo violentissimo attacco verbale al leader del Cremlino Vladimir Putin, accusandolo di “genocidio” e sottolineando che “lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale, ma di sicuro è quello che sembra a me”.
Immediato il plauso di Zelensky: “Parole vere da un vero leader”, mentre il francese Macron ha preso le distanze rifiutando di utilizzare gli stessi termini e mettendo in dubbio l’utilità di una “escalation di parole” per porre fine alla guerra. Sul fronte diplomatico, anche il ministro degli esteri italiano Di Maio ha sottolineato la necessità di mantenere moderazione, ricordando come fra Roma e Mosca resti sempre “un canale aperto” e suggerendo l’idea di “una conferenza di pace preceduta da un cessate il fuoco”, pur proseguendo sulla strada delle sanzioni che servono “per evitare che Putin continui a impegnare i soldi nella guerra”.
Sul tema della guerra e della pace, in vista della Pasqua, è intervenuto nuovamente anche papa Francesco che ha definito il conflitto in Ucraina “un oltraggio a Dio” ed ha spiegato che “la pace che Gesù ci dà a Pasqua non è la pace che segue le strategie del mondo, il quale crede di ottenerla attraverso la forza, con le conquiste e con varie forme di imposizione.
Questa pace, in realtà, è solo un intervallo tra le guerre. Lo sappiamo bene”. E a Kiev arriveranno oggi i presidenti di Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, Andrzej Duda, Gitanas Nausėda, Egils Levits e Alar Karis, che incontreranno Zelensky con l’obiettivo di “sostenere il presidente e i difensori dell’Ucraina in un momento cruciale per il Paese”, oltre a portare “un forte messaggio di sostegno politico e di assistenza militare”, come ha voluto precisare Nauseda.