Un anno di Green pass: grazie alla certificazione verde l’addio al lockdown
CRONACA
10 maggio 2022
Un anno di Green pass: grazie alla certificazione verde l’addio al lockdown
Varato il 16 maggio '21, prima per spostarsi poi lavoro e locali

R0ma. Un codice a barre come una sorta di scacchiera con un caos apparente di quadrati: è il contenuto di informazioni precise e dettagliate, che hanno regolato la vita sociale (e non solo) degli italiani per quasi un anno di pandemia. Un anno fa, il 16 maggio 2021, per la prima volta nel nostro Paese veniva introdotto il Green Pass.

In tutto questo tempo c’è chi lo ha tenuto stampato sempre in tasca, sul proprio cellulare o persino chi lo ha tatuato sulla pelle e ne ha clonato versioni taroccate. Per molti è stato uno strumento libertà. Pochi altri al contrario lo hanno definito un “marchio” selettivo e discriminatorio che faceva pensare ai tempi bui delle leggi naziste. Fatto sta che con il certificato verde elettronico, ora in vigore soltanto per accedere nelle Rsa e negli ospedali, tempo fa l’Italia è entrata in una nuova fase dell’emergenza Covid, gettandosi alle spalle definitivamente il ricorso a lockdown e chiusure delle attività.

Inizialmente era stato pensato solo per gli spostamenti, per rilanciare turismo e allentare le restrizioni alla mobilità. Fu proprio il premier Mario Draghi ad annunciare, in occasione dell’approvazione del decreto che ne introdusse la misura, la possibilità di tornare a viaggiare in tutto il Paese con un “pass verde nazionale”, in attesa che entrasse in vigore il Green pass europeo previsto un mese e mezzo dopo.

Si decise di semplificare e digitalizzare, in un solo lasciapassare digitale, le regole già previste da alcune settimane precedenti con le ‘certificazioni verdi’ cartacee, utilizzate per spostarsi tra regioni arancioni e rosse: la gente esibiva il certificato di avvenuta vaccinazione, quello di guarigione oppure il risultato negativo del tampone. Verso la fine della primavera del 2021, con i numeri delle vaccinazioni ancora bassi, erano relativamente pochi gli italiani che ne erano in possesso ma in quei giorni si cominciò a testare la piattaforma tecnologica europea.

Da allora le misure sul Green pass, continuamente rimodulate a seconda dell’andamento dei contagi, sono state aggiornate in tutti i decreti legati all’emergenza pandemica e a luglio 2021 le certificazioni verdi digitali hanno regolato (oltre all’accesso alle strutture sanitarie assistenziali e gli spostamenti sul territorio nazionale) anche la partecipazione a spettacoli, eventi sportivi, concerti, feste, palazzetti sportivi, locali, festival o arene all’aperto, ricevimenti di matrimonio e altre cerimonie civili e religiose. Poi ad agosto il lasciapassare è stato necessario per poter consumare al tavolo al ristorante e per accedere ai centri termali, alle piscine, alle palestre, alle fiere, ai congressi, ai concorsi, ai cinema e ai teatri.

A ottobre, con i contagi in aumento, il Green pass è diventato obbligatorio anche sui luoghi di lavoro e a dicembre si è sdoppiato nelle due versioni: ‘base’ (ottenibile con tampone) e ‘super’ o rafforzato (per i vaccinati con dose booster o guariti). Un distinguo che in poche settimane ha sostituito di fatto l’applicazione del vecchio Pass in quasi tutti gli ambiti, tanto che qualcuno ha parlato di “lockdown per i non vaccinati”. Gli intoppi non sono mancati, fin da subito. Una delle questioni più delicate è stata quella dei controlli: il pass poteva essere controllato da pubblici ufficiali, organizzatori di eventi, datori di lavoro, steward, titolari di strutture ricettive e locali. Tra i primi a porre il problema delle verifiche sono stati i ristoratori, chiedendosi se fosse un loro compito chiedere un documento per verificare l’identità associata al Pass esibito.

Sono state decine in questi mesi le operazioni delle forze dell’ordine che hanno individuato diversi canali di vendita di Qr code falsi venduti a centinaia di euro o semplicemente messi a disposizione in chat come Telegram.

I social sono stati anche la piattaforma su cui si è organizzato il dissenso dei ‘No pass’, scesi in piazza fin dall’estate scorsa in diverse città italiane: a Roma la protesta più dura, cavalcata dalle frange della destra estremista, che portò all’assalto della sede della Cgil ad ottobre. Ma le certificazioni digitali ancora si scaricano e viaggiano verso i 285 milioni di download in un anno. E in molti continuano a conservare con cura il lasciapassare verde in borse, portafogli o cellulari, tra scaramanzia e previdenza.