Hanno distrutto il vetro della porta della cappella gentilizia dove riposano i resti di Paolino Avella. E’ l’unica struttura del cimitero di Pollena Trocchia presa d’assalto la scorsa notte. Non un atto isolato, perché anche in passato la tomba di Paolino Avella è stata oggetto di raid vandalici. E ancora una volta la sensazione è che la distruzione dei vetri rappresenti l’ennesimo segnale alla famiglia di Avella, l’ennesimo schiaffo alla memoria di una vittima innocente della criminalità. La vicenda è stata segnalata ancora una volta ai carabinieri che hanno aperto l’ennesimo fascicolo di indagine nel tentativo di dare un volto e un nome a chi prova a oltraggiare la memoria di un ragazzo ucciso a 18 anni per mano di due rapinatori.
Il 5 aprile del 2003, a San Sebastiano al Vesuvio, il giovane Paolino Avella perse la vita nel tentativo di sfuggire al furto del proprio motorino. Per sottrarsi alla rapina, accelerò a bordo dello scooter. Venne inseguito, perse il controllo del mezzo a due ruote, e terminò dolorosamente la sua corsa contro un albero. Paolino Avella avrebbe compiuto 18 anni pochi giorni dopo. Dei due responsabili uno, minorenne, ammise le proprie responsabilità: per l’altro, maggiorenne, si è tenuto un lungo processo: il primo grado finì clamorosamente in assoluzione perché la testimonianza del minore viene considerata inutilizzabile. Poi però giustizia ci fu nei gradi successivi: in Appello arrivò la condanna a 12 anni, poi diventata di 9 anni e 6 mesi in Cassazione e dunque definitiva il 13 novembre 2012, quasi dieci anni dopo. Dopo la condanna, l’assassino si rese irreperibile, ma venne catturato nel 2014 dai carabinieri e portato in carcere.