Dissequestrata, dopo dieci anni, la storica bibioteca napoletana dei Girolamini, oggetto della spoliazione di migliaia di volumi antichi e di una intricata vicenda giudiziaria. Un risultato atteso da molto tempo che domani illustrerà a Napoli lo stesso ministro della Cultura, Dario Franceschini, insieme al nuovo procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, uno degli inquirenti che più si è occupato del caso. Frequentata anche da Giambattista Vico, la biblioteca – nel complesso monumentale dei Girolamini, in via Duomo, nel cuore della città – è aperta dal 1586. Circa 160mila i volumi custoditi al suo interno, tra i quali migliaia di edizioni risalenti al 1500. Si tratta di una delle biblioteche più specializzate in testi di Teologia cristiana e Filosofia, che all’improvviso è finita sotto la lente della procura di Napoli. I sigilli vennero messi nell’aprile del 2012, nell’ambito di un’inchiesta sul furto di migliaia di volumi antichi denunciato dal direttore dell’epoca Marino Massimo De Caro, che verrà condannato anni dopo per essere stato uno dei responsabili. In tutto sei persone che, con ruoli diversi, avrebbero portato via nottetempo, nascosto e rivenduto i libri, circa duemila, solo una parte dei quali e’ stata ritrovata.
Le spoliazioni sarebbero avvenute tra il giugno 2011 e l’aprile 2012 ed hanno riguardato anche pezzi di assoluta rarità, successivamente individuati all’interno di case d’asta internazionali e librerie antiquarie in Germania e nel Regno Unito. Secondo la Corte dei Conti, che ha affrontato la questione dal punto di vista del danno erariale, quello attuato fu “un massacro totale”, “la distruzione di un patrimonio da 20 milioni di euro”. Fu proprio De Caro, durante l’inchiesta, a tirare in ballo un personaggio famoso, l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, suo vecchio amico e appassionato bibliofilo, che venne accusato di peculato per l’appropriazione indebita di 13 volumi. L’ex parlamentare fu però assolto dall’accusa, il 19 gennaio del 2021, dopo essere uscito indenne anche da un altro processo, per ricettazione, a Milano. L’ex direttore De Caro è stato invece condannato a sette anni di reclusione.
Fu lui ad impossessarsi illecitamente di quei libri preziosissimi e a mettere a segno colpi analoghi anche altrove (all’abbazia di Montecassino, all’Osservatorio Ximeniano di Firenze, alla biblioteca del ministero dell’Agricoltura). Nel corso di una delle udienze, De Caro fece anche una rivelazione choc: disse infatti ai giudici di essere stato in procinto di acquistare un prezioso volume con delle postille autografe di Galileo Galilei. “Un libraio di Firenze – disse alla Corte – mi offrì un libro postillato a mano da Galileo Galilei, per un milione di euro, non potevo comprarlo… fu venduto ad un acquirente privato statunitense per due milioni di euro e adesso si trova lì, fui io a portarcelo”. Tornando al danno subito dalla biblioteca dei Girolamini in seguito ai furti, il procuratore regionale della Corte dei conti dell’epoca, Tommaso Cottone, lo definì “incalcolabile.
E’ come se – fu il paragone usato – ci fosse stato un incendio che non ha risparmiato nulla distruggendo gli archivi”. Danni “discendenti dalla devastazione dell’unità delle collezioni librarie; dall’amputazione subita dai libri trafugati; dalla devastazione patita dai libri essendo stati malamente stipati in scatoloni o esposti alla luce o all’umidità; dalla sottrazione di volumi finora non recuperati”.