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Caruso, storia simbolo: ecco il libro di Metropolis
CRONACA
26 maggio 2022
Caruso, storia simbolo: ecco il libro di Metropolis
Pasquale D'Errico

Castellammare. Un treno d’epoca che rievoca la forza canora e lo spessore umano del grande Enrico Caruso. Una giornata in cui memoria e recupero della tradizione camminano a braccetto lungo il sentiero del futuro turistico e dello sviluppo del territorio.

Il treno Caruso parte da porta Nolana, a Napoli, alle 10,27. A bordo ci sono Umberto De Gregorio, presidente dell’Eav, la holding dei trasporti regionale, il presidente del Parco dei Monti Lattari, Tristano Dello Joio presidente del Parco dei Monti Lattari, Mariella Verdoliva, presidente della Fondazione del Parco dei Monti Lattari. Un viaggio esclusivo ed elegante, immerso nei colori e nei tessuti del treno storico, serie BD del 1926 e revisionato ad opera di EAV.

Durante il restauro, l’azienda ha conservato inalterati gli arredi interni e le casse così da lasciare immutato il fascino della storicità del treno. Una particolare attenzione, poi, è stata riservata all’abbigliamento del personale di bordo abbigliati con fedelissime riproduzioni delle divise all’epoca in uso.

L’arrivo a Castellammare è in perfetto orario: alle 11,30 il convoglio tra la curiosità dei pendolari e le foto dei presenti, spunta dalla galleria che conduce alla stazione di Castellammare centro. E’ uno snodo importante, perché fatti cento passi sulla pensilina, si arriva alla stazione della funivia. Nelle giornata in cui si celebra la mobilità green, la storica “panarella” che da Castellammare conduce alla sommità del Monte Faito in otto minuti, spegne le sue 70 candeline.

Il treno Caruso si ferma in stazione e cede il passo a un altro ricordo del tenore dei due mondi: è il libro edito da Citypress, secondo volume della collana “Terranostra”, che racconta le bellezze del territorio, ne esalta le sue eccellenze, le propone anche a un pubblico giovane come stimolo per fare sempre meglio. L’immagine di Enrico Caruso, appoggiato a una sedia, in una foto che ha fatto storia accoglie i visitatori che arrivano dopo un breve viaggio in piazzale dei Capi, sulla sommità della montagna che domina il Golfo di Napoli e guarda, benevolo, quello di Salerno.

Un’occasione per ricordare, sia attraverso l’iniziativa dell’Eav che quella di Metropolis, uno dei più grandi tenori della storia della musica in Italia. Enrico Caruso, “il re scugnizzo della lirica” come recita il sottotitolo del libro che avrà in allegato anche un vinile nel quale sono registrate due tracce: Santa Lucia e ‘O Sole mio, due tra le canzoni più note e alle quali Caruso ha prestato spesso la sua potente voce.

Un’opera che ripercorre la vita del re scugnizzo della lirica e delinea lo spaccato socio economico della Napoli a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, illustrato attraverso un patrimonio fotografico di prestigio scelto anche negli archivi Alinari e nelle foto di mezzo mondo. E’ un racconto romanzato di una vita che oggi sarebbe da film. Gli amori, le passioni, le delusioni di un artista dotato di un dono naturale: una voce capace di emozionare.

All’inizio non compreso fino in fondo dalla critica: attenta ed esigente soprattutto a valutare la capacità di dominare quel dono, la tecnica prima del coraggio. Ed invece Caruso rappresenta proprio l’esatto contrario: un professionista che si forma da solo, inizia a cantare per strada, alle cerimonie private e via via diventa un mito, una star, capace di portare il suo nome e quello di Napoli in tutto il mondo. Applausi a scena aperta alla Scala di Milano, come al Metropolitan di New York: spettacoli da tutto esaurito in Sud America.

E la figura di Enrico Caruso, diventa anche uno strumento con cui spiegare il presente. Scavare nella memoria, portarla a riaffiorare nell’oggi, farla diventare un simbolo su cui lavorare anche con le nuove generazioni. Non è un caso che durante la presentazione il Direttore di Metropolis abbia ricordato come il nome di Caruso sia stato quasi dimenticato.

Riportato alla cronaca da una canzone stupenda di Lucio Dalla, ricordato da Luciano Pavarotti uno dei cantanti lirici più famosi al mondo che stigmatizzò il fatto che a Napoli, città natale di Caruso, non esistesse un museo che lo ricordasse. Struttura che è arrivata qualche anno  dopo grazie all’impegno di Gaetano Bonelli, che nella sua Napoli ha realizzato una casa museo dedicata al grande artista. Che oggi raccoglie cimeli e ricordi.

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