Roma. Nonostante si attesti su una cifra alta, circa il 66%, la fetta di italiani che dichiara di fare attenzione allo spreco dell’acqua, resta enorme la quantità, circa un miliardo di metri cubi di potabile, che ogni anno va persa.
Una ‘emorragia’ legata anche e soprattutto a problemi infrastrutturali antichi ma che in tempi di siccità drammatica, come quella che stiamo affrontando, fa tornare di attualità il tema della dispersione delle risorse. L’Istat, nel marzo scorso, con il ‘Rapporto acqua 2022’ ha fotografato la situazione.
Uno studio da cui emerge che non tutta l’acqua potabile che viene distribuita nei 109 capoluoghi di provincia e nelle città metropolitane (dove risiede il 30% dell’intera popolazione) viene effettivamente erogata all’utente finale.
Anzi: nel 2020, ultimo dato disponibile, sono stati immessi in rete 2,4 miliardi di metri cubi di acqua – vale a dire 370 litri per abitante al giorno – e ne sono stati erogati 1,5 miliardi di metri cubi per usi autorizzati agli utenti finali, pari a 236 litri al giorno per ogni abitante. Persi, quindi, 0,9 miliardi di metri cubi, il 36,2% di tutta l’acqua immessa in rete. Stando al focus dell’Istat rispetto al 2018 i volumi immessi in rete si riducono di oltre il 4%.
Altra discriminate è il fattore “intensità di erogazione” che è “fortemente eterogenea” sul territorio perché legata alle caratteristiche infrastrutturali e socio-economiche dei comuni. In particolare “nei capoluoghi del Nord, dove i volumi erogati raggiungono il massimo (256 litri per abitante al giorno in media), si ha un significativo “differenziale tra quelli del Nord-ovest (282 litri) e del Nord-est (220). Il quantitativo erogato si riduce nei capoluoghi del Centro (231 litri), del Sud (221), per poi raggiungere il minimo nelle città delle Isole (194)”, spiega Istat.
Altra ‘partita’ è quella che si gioca all’interno delle mura di casa. Secondo una stima della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), ogni italiano consuma 245 litri di acqua al giorno: fino a 30 litri solo per lavarsi i denti, 50 litri per la doccia e oltre 100 litri per lavare la macchina. Numeri che impongono delle rinunce in una fase complessa come l’attuale. Sima, in tal senso, individua una sorta di elenco di “buone pratiche” da rispettare per limitare al massimo gli sprechi. In primo passo, che può sembrare banale, è quello di preferire la doccia alla vasca da bagno e utilizzare rubinetterie dotate di rompigetto.
Nel decalogo anche il non lasciare scorrere l’acqua mentre ci si lava i denti o il viso o si fa la barba e per i wc prediligere sciacquoni dotati di doppio pulsante di erogazione (grande e piccolo).
Tra i comportamenti da evitare quello di innaffiare le piante sul balcone, il prato ed il giardino durante le ore più calde e, se si può, utilizzare sistemi di irrigazione a goccia e raccogliere l’acqua piovana in barili da utilizzare per il prato e per l’irrigazione delle piante. Non gettare rifiuti (oli esausti da cucina – 1 litro di olio esausto inquina 1 milione di litri di acqua di falda, medicinali scaduti e prodotti cosmetici) negli scarichi dei lavandini o nel water.
L’ideale, inoltre, sarebbe quello utilizzare elettrodomestici (lavatrici, lavastoviglie, etc) ad alta efficienza energetica e azionarli solo a massimo carico. Infine massima attenzione alla bolletta dell’acqua: un incremento imprevisto dei consumi potrebbe indicare una perdita.