Roma. Da una parte i grandi interessi economici dei giganti della Rete, dall’altra quelli dei gruppi di potere che vogliono orientare le opinioni, per finire alle squallide guerre dogmatiche condotte, spesso senza capirci molto, dai leader populisti bravi sono ad agitare forconi e incapaci di proporre soluzioni (Da Grillo a Di Maio, passando per il boia dei giornali, Vito Crimi).
La guerra al giornalismo vero e di qualità sta mostrando finalmente il suo vero volto ed è un volto terrificante che dietro la scusa dell’innovazione tecnologica e alla rivoluzione digitale sta creando le premesse per una comunicazione flash, superficiale, orietata, capace di manipolare le menti e le e opinioni. Una involuzione che mette a rischio la democrazia.
Qualche mese fa si era espresso in maniera ferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi arriva il monito del Papa «L’uso dei media digitali, in particolare dei social media, ha sollevato una serie di gravi questioni etiche che richiedono un giudizio saggio e perspicace da parte dei comunicatori e di tutti coloro che si preoccupano dell’autenticità e della qualità delle relazioni umane», ha scritto il Pontefice in un messaggio dedicato alle comunicazioni.
«A volte e in alcuni luoghi i siti dei media sono diventati luoghi di tossicità, discorsi d’odio e fake news».
Nel messaggio inviato ai partecipanti al Congresso Mondiale Signis, l’associazione mondiale cattolica per la comunicazione, in occasione dell’incontro in programma dal 15 al 18 agosto prossimi a Seoul, in Corea del Sud, Papa Francesco afferma che questo problema va affrontato attraverso «l’educazione ai media, il networking dei media cattolici e il contrasto alle menzogne e alla disinformazione ».
Francesco esorta gli operatori dell’informazione a prestare particolare attenzione «alla necessità di aiutare le persone, soprattutto i giovani, a sviluppare un sano senso critico, imparando a distinguere la verità dalla menzogna, il giusto dallo sbagliato, il bene dal male, e ad apprezzare l’importanza di lavorare per la giustizia, la concordia sociale e il rispetto per la nostra casa comune».
E’ appropriato, scrive il Pontefice, «che in questi giorni marcati da nuovi scoppi di violenza e aggressione nel nostro mondo, voi abbiate scelto come tema del vostro congresso mondiale ‘Pace nel mondo digitale’ », sottolinea Jorge Mario Bergoglio.
«La rivoluzione dei media digitali degli ultimi decenni si è dimostrata un potente mezzo per promuovere la comunione e il dialogo all’interno della nostra famiglia umana», continua il messaggio.
«Infatti, durante i mesi di blocco dovuti alla pandemia, abbiamo visto chiaramente come i media digitali possano unirci, non solo diffondendo informazioni essenziali, ma anche colmando la solitudine dell’isolamento e, in molti casi, unendo intere famiglie e comunità ecclesiali nella preghiera e nel culto».
Papa Francesco non dimentica «le molte comunità del nostro mondo che rimangono escluse dallo spazio digitale »: anche per loro bisogna rimboccarsi le maniche, «facendo dell’inclusione digitale una priorità» in modo da dare «un contributo significativo alla diffusione di una cultura di pace fondata sulla verità del Vangelo».
A conclusione del documento, Francesco ricorda il suo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2022, incentrato sull’ascolto quale «primo e indispensabile ingrediente del dialogo e della buona comunicazione ». Un ascolto da realizzare con «l’orecchio del cuore». Ecco, proprio questo «apostolato dell’ascolto» appartiene ai comunicatori cattolici, scrive il Pontefice: «La comunicazione, infatti, non è solo una professione, ma un servizio al dialogo e alla comprensione tra individui e comunità più ampie, alla ricerca di una convivenza serena e pacifica».
Sempre l’ascolto, afferma infine Francesco, è altrettanto «essenziale» per il cammino sinodale intrapreso da tutta la Chiesa in questi anni.
«Ascoltarci reciprocamente » e «crescere nella consapevolezza di partecipare a una comunione che ci precede e ci include», è l’augurio del Papa. In questo modo, assicura, sarà possibile «creare una Chiesa sempre più sinfonica, la cui unità si esprime in una polifonia armoniosa e sacra».