Gigi Casciello, giornalista, ex Direttore e parlamentare di Forza Italia nell’ultima legislatura, ha spiegato con un lungo post l’addio al partito dopo la decisione di Berlusconi di chiudere con l’esperienza di Draghi.
Casciello, la sensazione è che voi forzisti della prima ora abbiate sentito come un tradimento dell’ideale moderato che incarnava il partito. E’ così?
«Il punto è esattamente questo: ormai da tempo vivevo un disagio. Perché vedevo la posizione del mio partito appiattita su quella della Lega o di Fratelli d’Italia su alcuni temi fondamentali».
A cosa si riferisce?
«Le esasperazioni sull’immigrazione, l’accelerazione sulla cultura della paura invece che affrontare questi temi con il dialogo, con la capacità politica di risolvere problemi anche in sede europea, mi aveva fatto preoccupare. L’immigrazione è un’emergenza sicuramente ma va affrontata sul tavolo europeo distinguendo la politica della paura dalla politica della speranza».
Si riferisce a qualche esempio in particolare?
«Qualche settimana fa Fdi ha presentato un emendamento sulla sospensione del reato di immigrazione clandestina per permettere di acquisire contratti di lavoro. Abbiamo assistito a una bagarre indegna con la Lega che diceva agli alleati di essere a favore degli stupratori. Una norma utile in un momento in cui il turismo, ad esempio, richiede 200mila persone mentre al massimo ne sono state occupate 70mila».
A proposito di questi temi oggi (ieri n.d.r) anche De Luca è tornato ad agitare lo spauracchio del Covid per non far scendere dall’Ocean Viking nella sua Salerno 387 migranti.
«Ma De Luca ha una paranoia assoluta sul Covid. Detto ciò dobbiamo affrontare problemi seri. Come lo vogliamo fare? Fissare dei paletti, stabilire dei criteri e portare sul tavolo europeo un problema che non è solo italiano. Stop a toni razzisti e all’idea di cavalcare la paura per fini elettorali».
Quanto ha pesato sulla sua decisione l’addio di Mara Carfagna al partito?
«Tanto, è ovvio. Oggi sento qualcuno parlare di un ministero del mare che è uno schiaffo al lavoro fatto da Mara Carfagna. La battaglia sul 40% di spesa storica, i contrati istituzionali di sviluppo che restavano sempre sulla carta ed oggi sono realtà, l’intervento sulle grandi emergenze, l’istituzione sulle Zes e la grande opportunità per il Sud. I fondi per le aree interne. Potrei citare tanti esempi perché è stato un crescendo di lavoro incessante. Il Cis acqua per combattere l’emergenza idrica. Sono frutti di un lavoro incessante del ministro del quale mi onoro di essere consigliere politico e al quale ho portato il mio contributo di idee. Il finanziamento per fondo valle in Campania ha significato uscire dall’isolamento per alcune aree e mettere fine all’isolamento di certe zone. Sono risultati straordinari ottenuti in un anno e otto mesi».
Si è sentito tradito da Berlusconi?
«Questo è forse il mio più grande rammarico: quello di verificare che a Berlsuconi hanno dato una rappresentazione diversa. Un uomo di tale spessore a cui va comunque il mio ringraziamento per quello che ha fatto, forse ha guardato il dito e non la luna»
Lei crede davvero che il centrodestra abbia già vinto?
«Parafrasando il vecchio Boskov la partita finisce quando arbitro fischia. Dopo l’esperienza devastante avuta coi Cinque Stelle io credo che gli italiani non vogliono chi si ispira a Orban. Spero che riflettano e non vogliano isolata sulle grandi questioni, ma centrale in Europa come accaduto con Draghi».
Lei seguirà Mara Carfagna in Azione?
«Il mio percorso è sicuramente legato a quello di Mara Carfagna a riconosco un ruolo di leader instancabile, e sicuramente ciò che Calenda e Azione stanno facendo convince anche me. Poi capiremo come aderire e come muoversi. La mia opzione è quella di continuare il lavoro che danni stiamo facendo con Mara prima ancora che diventasse ministro».