Roma. Più equipaggiamenti ma anche un maggior supporto psicologico per la polizia penitenziaria, una struttura ad hoc per monitorare in tempo reale gli eventi più critici, e una formazione mirata che dia omogeneità agli interventi degli agenti attraverso modelli operativi definiti e condivisi, “ispirati alla logica di prevenzione come migliore strategia per evitare le emergenze”.
Sono alcune delle misure con le quali il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria intende affrontare “il grave fenomeno delle aggressioni” in carcere ai poliziotti penitenziari, come scrive il capo del Dap Carlo Renoldi in una comunicazione destinata ai sindacati della polizia penitenziaria.
Un piano che prevede tra l’altro nell’arco di quattro mesi la distribuzione di nuovi equipaggiamenti: 20.000 guanti anti-taglio, 8500 caschi e scudi antisommossa, 2000 sfollagente e 2000 kit antisommossa.
E’ da tempo che i sindacati segnalano l’aumento degli episodi violenti nelle carceri, chiedendo di intervenire su più fronti. Secondo il sindacato autonomo Sappe nel solo 2021 ci sono stati piu’ di mille aggressioni nelle carceri contro poliziotti penitenziari, 334 risse, 750 incendi dolosi e 5.628 segnalazioni per violenze, minaccia, ingiuria, oltraggio, resistenza a pubblici ufficiali.
Uno degli episodi più gravi, si è verificato il mese scorso nel carcere di Noto con quattro agenti di polizia penitenziaria pestati a sangue da alcuni detenuti e finiti in ospedale per fratture e ferite. Un’aggressione giudicata “brutale” dal Dap che ha annunciato anche l’intenzione di costituirsi parte civile nel processo a carico dei responsabili.
Assicurare condizioni di sicurezza alla polizia penitenziaria nello svolgimento del lavoro rispetto al “grave fenomeno delle aggressioni” è l’obiettivo degli interventi che investono più piani e in cui è centrale la formazione, per la quale si pensa a un percorso in più tappe.
A quattro gruppi di lavoro, costituiti da operatori di tutte le qualifiche,”autorevoli per esperienza e deontologia”, è affidato il primo passo, la ricognizione delle più efficaci metodologie per gestire le situazioni critiche, che saranno poi riassunte in un manuale, anche in forma multimediale.
Previsto anche l’addestramento del personale nei casi di uso della forza e delle situazioni più estreme di proteste collettive, come le rivolte: si vuole arrivare alla definizione di protocolli omogenei che , “in una cornice di piena legalità, pongano in sicurezza anche l’operatore”.