I tesori dell’antica Stabia restano sotto terra, abbandonati, senza alcun progetto che possa valorizzarli, per risvegliare un fermento culturale di cui la città avrebbe bisogno e anche per ipotizzare scenari di sviluppo turistico. Ci sono almeno due rinvenimenti che hanno fatto discutere a Castellammare negli ultimi anni e anche fatto sognare i più illusi, che ancora sperano nell’attenzione delle istituzioni per un territorio martoriato e abbandonato al suo destino. Il primo risale all’inverno del 2019, quando i saggi archeologici ordinati dall’Eav in piazza Unità d’Italia – dove si sarebbe dovuto realizzare un parcheggio sotterraneo – fecero riemergere mura di epoca romana. Gli archeologi ipotizzarono che potesse trattarsi di un complesso termale e per qualche mese la vicenda tenne banco fino ad arrivare in Parlamento, con un’interrogazione dell’ex deputato Catello Vitiello, che chiese l’impegno del Governo e della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli per valorizzare quel patrimonio. In città, per alcune settimane, si cominciò a sognare una fermata della Circumvesuviana che affacciasse direttamente su un’area archeologica sotterranea, a poche decine di metri dal mare e con il collegamento diretto verso la montagna garantito dalla Funivia. Uno scenario più unico che raro, che da solo avrebbe potuto garantire un moltiplicatore turistico da risultati potenzialmente eccezionali. Quell’illusione, però, è durata pochi mesi. Poi la strada è stata nuovamente chiusa ed è tornata ad essere percorsa da auto, scooter e pullman. A distanza di quasi quattro anni da quella scoperta non è spuntato nemmeno un progetto finalizzato agli scavi di quell’area che avrebbe potuto regalare meraviglie senza – assicurano gli archeologi – andare ad intaccare quelli che oggi sono gli immobili costruiti in quella zona. Passato il treno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quella scoperta è destinata a finire nel dimenticatoio. Stesso destino della probabile necropoli emersa durante gli scavi per il restyling di Palazzo Farnese, sede del Comune di Castellammare di Stabia, all’inizio del 2021. Bastò andare pochissimi metri sotto terra per trovare resti umani. Anche in quel caso s’ipotizzo una pavimentazione in vetro per provare a valorizzare quei ritrovamenti, ma svanito l’entusiasmo iniziale sono stati risistemati i marmi, facendo scivolare la vicenda nel dimenticatoio. Una situazione ormai atavica, considerando ciò che è accaduto sulla collina di Varano, dov’è stato completamente abbandonato l’obiettivo di riportare alla luce la Villa del Pastore e si è ceduto all’abusivismo edilizio, senza procedere all’abbattimento delle strutture realizzate senza alcun permesso. Tema ormai buono solo per le campagne elettorali e rimesso nel cassetto un attimo dopo il voto. Esempi che bastano per comprendere come sul mancato sviluppo di Castellammare pesa la svogliatezza delle istituzioni di farsi carico di un piano di sviluppo della città, anche dal punto di vista storico e archeologico. E questo incide in maniera forte anche sui problemi civici e culturali che da decenni purtroppo la contraddistinguono, oltre che sulle potenziali risorse da sfruttare per creare economia.
CRONACA
25 ottobre 2022
Castellammare. Piazza Unità d’Italia, nessun progetto: i tesori di Stabia resteranno sotto terra