Torre del Greco. Spuntano anche le elezioni del 2018 a Torre del Greco all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare relativa alle concessioni demaniali assegnate illecitamente tra Torre Annunziata, Castellammare e la penisola sorrentina. Tra gli indagati eccellenti dell’inchiesta, infatti, figura il funzionario regionale Aniello Formisano – ora agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione – originario di Torre del Greco e cugino-omonimo dell’ex senatore, oggi consigliere comunale della maggioranza guidata dal sindaco Giovanni Palomba.
Ma, all’epoca dei fatti, l’esponente di Alleanza Democratica (completamente estraneo ai fatti contestati dalla procura di Napoli) puntava alla fascia tricolore della città del corallo con uno schieramento di centrosinistra. E il cugino-omonimo non avrebbe disdegnato di «aiutare» la scalata dell’ex senatore a palazzo Baronale, facendo «leva» sul proprio ruolo in Regione e sul proprio «giro d’affari» all’ombra del Vesuvio.
I fatti risalgono al maggio del 2018, piena campagna elettorale a Torre del Greco. Il funzionario regionale «concorda» l’assegnazione di un posto barca a Torre Annunziata per il fratello con il titolare di una società incaricata della gestione di alcune concessioni nel porto. E durante le «trattative» sulla banchina del molo di Torre Annunziata, il funzionario regionale – intercettato dagli investigatori – svela il vero obiettivo della visita: «No, sono sceso, sono andato da mio cugino l’onorevole perché quello ora si è candidato a sindaco a Torre del Greco…». Un messaggio subito colto al volo dall’interlocutore, pronto poi a manifestare vivo interesse per la vicenda: «Va bene, se gli dobbiamo dare una mano che ci può fare qualcosa a disposizione?».
E il cugino-omonimo dell’ex senatore: «Se c’hai amici a Torre del Greco, mi fa piacere…». La conversazione (a differenza degli scandali costati l’arresto e le dimissioni a due consiglieri comunali, Stefano Abilitato e Mario Buono) non ha avuto risvolti giudiziari legati alle elezioni – né prodotto risultati per l’ex senatore, arrivato ultimo tra i sei candidati – ma è costata al funzionario regionale uno specifico capo d’accusa per corruzione.
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