Torre del Greco. All’epoca in cui era il capo dell’opposizione e non – come oggi – un fedele alleato di Giovanni Palomba, l’attuale delegato all’ambiente della maggioranza di palazzo Baronale era il primo contestatore del «sistema-rifiuti» messo in piedi all’ombra del Vesuvio. Attraverso iniziative politiche e denunce alle autorità giudiziaria, il «trasformista» Luigi Mele in diverse occasioni sollevò un polverone sulle «anomalie» del rapporto tra l’amministrazione comunale e la ditta Buttol, arrivata a Torre del Greco grazie alla mini-gara di sei mesi organizzata per rimpiazzare in fretta e furia il consorzio Gema e poi vincitrice del successivo bando da 41 milioni e spiccioli per 5 anni. Poi il «salto» sulla carovana del buongoverno sembrava avere cancellato le polemiche e i sospetti, ma non per la procura di Torre Annunziata. Anzi. Ci sono anche gli esposti presentati dall’ex esponenti di minoranza tra le «fonti di prova» in mano al sostituto procuratore Bianca Maria Colangelo per rafforzare il teorema del bando “su misura” per l’azienda di igiene urbana con sede legale a Sarno ipotizzato dai magistrati.
Il servizio «parziale»
In particolare, gli esposti e le video-denunce di Luigi Mele sono finiti in uno specifico capo d’accusa a carico di Luca Di Monte, Feliciano Ciccarelli e Alessandro Nardi – all’epoca dei fatti rispettivamente direttore generale della Buttol, responsabile della commessa del colosso ambientale a Torre del Greco e consigliere delegato – relativo ai «requisiti» per la raccolta dei rifiuti nella quarta città della Campania: la procura contesta agli indagati – ora a rischio processo, come il sindaco e i dirigenti comunali travolti dall’inchiesta – la mancanza di attrezzature e mezzi per rispettare correttamente il capitolato d’appalto.
Un camion su tre
Secondo la ricostruzione della procura di Torre Annunziata, infatti, la ditta Buttol avrebbe avviato i servizi di igiene urbana – a settembre del 2019 – con soli 59 automezzi al posto degli 86 richiesti dal piano di raccolta. Ovvero, un «risparmio» del 33% evidentemente pagato – in particolare durante la fase di start-up – in termini di efficienza della raccolta dei rifiuti. Non solo: i camion messi in circolazione sulle strade di Torre del Greco – evidenzia il sostituto procuratore Bianca Maria Colangelo – erano in larga parte stati immatricolati prima del 2019, in violazione al requisito di mezzi «nuovi di zecca» previsto dal capitolato d’appalto. L’acquisto di nuovi compattatori avvenne solo in un secondo momento e – evidentemente, non a caso – la ditta Buttol si preoccupò di dare ampio risalto al potenziamento della «flotta Nu».
I bidoni della vergogna
Come denunciato dal primo momento da politici e amministratori di condomino, l’utilizzo dei bidoni carrellati rappresentava – evidenzia la procura di Torre Annunziata – una «forzatura» perchè non previsto dal capitolato d’appalto, con gravi ripercussioni sull’efficienza della raccolta dei rifiuti. Per non parlare dello spazzamento bollato come «carente» dai magistrati perchè portato avanti senza un numero idoneo di lavoratori e di spazzatrici – solo quattro per tutto il territorio, su due turni – con gravi conseguenze per il decoro urbano.
Il trasbordo dei veleni
Capitolo a parte per la questione-trasbordo, finita in varie occasioni al centro di proteste e veleni. Come documentato dalle video-denunce di Luigi Mele e ribadito dal sostituto procuratore Bianca Maria Colangelo, le operazioni in strada si sarebbero svolte «senza alcuna protezione per evitare le infiltrazioni di liquami nella pavimentazione e nel sottosuolo». Circostanze da cui, insieme alle altre ipotesi di reato avanzata dalle procura di Torre Annunziata, ora si dovranno difendere gli ex vertici della ditta Buttol.
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