Poggiomarino. Nella sua “carriera” criminale ha accumulato condanne per oltre 227 anni. Ma Rosario Giugliano, detto “o’ minorenne”, dopo essere stato scarcerato nei primi mesi del 2020, era riuscito subito a riorganizzare i suoi affari illeciti.
Un aspetto che emerge dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Salerno e che all’alba di oggi ha portato carabinieri, polizia e finanza all’arresto di 25 persone, sei delle quali risultano essere latitanti.
Secondo l’accusa Giugliano, dopo aver fissato il suo domicilio a Pagani, era riuscito a creare un’associazione per delinquere di stampo camorristico nel comune di Poggiomarino e capace d’imporsi a Pagani, San Marzano Sul Sarno, Scafati e altri comuni dell’Agro.
Per farlo – secondo la Procura di Salerno – avrebbe sfruttato l’aiuto di suo cognato Francesco Sorrentino, detto “Giotto” e del figlio della propria compagna Alfonso Manzella, detto “Zuccherino”.
Da sempre legato ai vertici delle famiglie di maggior spicco della criminalità paganese, Giugliano aveva costruito una federazione con i “Fezza-De Vivo” di Pagani, clan egemone a Pagani e nell’Agro.
Sarebbe stato, ad esempio, proprio l’accordo tra i promotori delle due organizzazioni criminali a determinare un’inversione di rotta nella gestione del mercato degli stupefacenti. Inizialmente, infatti, il clan paganese controllava almeno dieci piazze di spaccio tra Pagani e Nocera Inferiore.
Dalla fine del 2020, ritenendo eccessivamente pericoloso occuparsi direttamente della fornitura di tutte le piazze di spaccio, conformandosi al consiglio impartito da Giugliano e informando i gestori delle piazze di questa decisione, il clan avrebbe preferito consentire loro di acquistare liberamente le partite di stupefacente, a condizione, però, che mensilmente venisse versato il rateo estorsivo in loro favore.
Dalle indagini, inoltre, sono emersi due tentati omicidi. Il primo ai danni di Domenico Chiavazzo, titolare di fatto della cooperativa di logistica denominata Omega Service.
Il clan Fezza-De Vivo, in concorso con Rosario Giugliano e altri affiliati della sua organizzazione, avrebbe tentato di ottenere da parte di Chiavazzo il pagamento di 200.000 euro.
L’ escalation di intimidazioni e violenze avrebbe raggiunto il suo apice il 25 maggio 2020, quando Alfonso Manzella e Nicola Liguori avrebbero materialmente eseguito l’agguato armato ai danni di Chiavazzo, provocandone il ferimento.
In relazione a questi fatti Rosario Giugliano è stato indagato sia poiché ritenuto il mandante del tentato omicidio sia per gli ulteriori reati di detenzione e porto delle armi utilizzate in quell’occasione.
Le indagini di carabinieri e polizia hanno, inoltre, consentito di ricostruire anche un altro tentato omicidio avvenuto nel mese di aprile 2021 verosimilmente da parte della compagine camorristica facente capo a Rosario Giugliano.
All’epoca è stato infatti eseguito il fermo di Rosario Giugliano e di Nicola Francese, poi condannati con rito abbreviato, ritenuti responsabili per l’agguato armato che aveva portato al grave ferimento di Carmine Amoruso.
Nella ricostruzione la vittima, ex collaboratore di giustizia, era stato colpito dall’azione armata in quanto ritenuto responsabile dal “minorenne” di aver cercato di imporsi con il proprio gruppo criminale nella gestione della vendita di sostanze stupefacenti e nel mercato delle estorsioni nei comuni di Sarno, Scafati e San Marzano sul Sarno fino a tentare di arrivare alla città di Salerno, cercando così di scalzare il gruppo criminale capeggiato dallo stesso Giugliano.