Roma. In Italia il Covid-19 non molla la presa e, anche questa settimana, fa registrare curve in salita a partire dall’occupazione dei posti letto ospedalieri, con reparti e terapie intensive che vedono aumentare sensibilmente i pazienti ricoverati. Anche i decessi segnano una crescita del +9,5% e questo trend generale, avvertono gli esperti, è destinato a durare ancora.
Tuttavia, rassicura l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), almeno il 90% della popolazione globale ha una immunità al Covid e ciò rende più vicina la fine della fase di emergenza della pandemia, anche se la cautela è d’obbligo. “Si stima che il 90% della popolazione mondiale abbia raggiunto una qualche forma di immunità al virus SarsCoV2 o in seguito a precedenti infezioni o per la vaccinazione. Di conseguenza siamo vicini a dire che la fase di emergenza della pandemia sia finita, ma non è ancora finita – ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus -. Sono perciò ancora necessari sorveglianza, test, sequenziamento e vaccinazioni: interrompere queste attività significa creare le condizioni perfette che potrebbero portare all’emergere di una nuova variante in grado di causare una mortalità significativa”.
Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e ministero della Salute evidenzia però parametri per ora in aumento nel nostro Paese.
L’indice di trasmissibilità Rt ha raggiunto quota 1,14, superiore alla soglia epidemica dell’unità. L’incidenza dei casi è invece stabile e pari a 386 per 100.000 abitanti. E se rimane contenuto l’impatto complessivo sugli ospedali, l’occupazione dei posti letto è in aumento sia nelle aree mediche che in Terapia Intensiva.
Il tasso di occupazione in intensiva sale infatti al 3,2% e quello in aree mediche al 13,3%. Aumentano inoltre da cinque a sette le Regioni in cui l’occupazione dei reparti ordinari da parte dei pazienti Covid si colloca sopra la soglia di allerta fissata al 15%.
A scattare la fotografia dell’andamento dell’epidemia sono anche i dati pubblicati settimanalmente dal ministero della Salute, che segnalano una lieve diminuzione dei nuovi casi ed una crescita dei decessi. Nella settimana 25 novembre – 1 dicembre, rileva il ministero, si registrano 227.440 nuovi casi con una variazione di -0,7% rispetto alla settimana precedente; 635 deceduti con una variazione di +9,5%; 1.324.969 tamponi con una variazione di +3,8%. Il tasso di positività è di 17,2% (-0,7%). E scendono da 6 a 3 le Regioni a rischio alto (Emilia Romagna, Liguria e Marche).
L’andamento epidemiologico nel mese di novembre in Italia “indica che solo i contagi sono entrati in una fase di stabilità, mentre gli altri indicatori sono in chiara crescita”, rileva l’epidemiologo Cesare Cislaghi. Lettura analoga da parte del virologo Fabrizio Pregliasco, che sottolinea come i modelli matematici “dicono che ci sarà ancora una crescita dei parametri epidemici per qualche settimana e che non siamo in una fase di plateau. Per questo, va rinnovato l’invito alla vaccinazione per coloro che si sono immunizzati o che sono guariti dalla malattia da oltre 4 mesi”.
Attualmente, rileva, “siamo in una situazione di crescita”. In questo contesto, “ribadisco il consiglio di fare la quarta dose, soprattutto per le categorie a rischio, insieme alla vaccinazione antinfluenzale. Inoltre, anche coloro che si sono vaccinati o che sono guariti dal Covid da oltre 4 mesi dovrebbero effettuare un’ulteriore vaccinazione”.
Eppure, ricorda il ministro della Salute Orazio Schillaci, meno del 30% della platea di riferimento ha fatto la seconda dose booster. E intanto corre anche l ‘influenza come non avveniva dalla stagione 2009-2010, l’anno della pandemia da influenza ‘suina’.
Secondo gli ultimi dati della rete di sorveglianza InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità, nella scorsa settimana sono stati 771mila gli italiani messi a letto da sindromi simil-influenzali, pari a 12,9 ogni mille. Sono oltre 2,5 milioni quelli che hanno contratto l’infezione dall’inizio della stagione.