Quello delle baby gang è “un fenomeno che si è diffuso negli ultimi anni e che è diventato estremamente preoccupante”. A dirlo e’ il ‘governatore’ della Campania, Vincenzo De Luca, a margine di un evento all’università di Salerno. “I social, il mondo digitale possono essere una grande opportunita’ di conoscenza, di cultura, ma possono essere anche uno strumento di disumanizzazione e di violenza”, sottolinea De Luca, ricordando che “abbiamo registrato il suicidio di ragazzi e di ragazze messi in croce via social da loro coetanei” dichiara De Luca facendo riferimento al suicidio di Alessandro, il 13enne di Gragnano lanciatosi dal balcone di casa perchè vittima dei bulli sui social. Dunque, per il presidente della Regione, “dobbiamo fare un lavoro di crescita culturale e un lavoro nelle famiglie e nei luoghi di aggregazione. Ma dobbiamo mettere anche in piedi forme di controllo sui social”. “Ognuno deve essere libero di dire e di scrivere quello che vuole, ma deve mettere la sua firma rispondendo dei propri atti. Questo avviene in un Paese civile”, ha detto De Luca. “C’è una perdita della dimensione privata, una necessità di una nuova regolazione dei diritti e dei rapporti tra i cittadini – ha sottolineato alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi – c’è la necessità di leggi che regolino l’uso dei social. L’idea che si possa utilizzare lo strumento digitale senza nessuno controllo è una idea che porta alla barbarie, non può esistere nessun potere privo di responsabilità” ha spiegato il Governatore. Ricordando, probabilmente, anche l’incontro avvenuto a settembre, a Gragnano, con i genitori del piccolo Alessandro che raccontarono a De Luca come nulla facesse presagire quella decisione così terribile da parte del figlio. Parole che sono state condivise anche dal ministro dell’Interno Piantedosi: “Ci sono già dei monitoraggi, è un tema molto importante perché se da una parte dobbiamo migliorare la capacità di intercettare in chiave preventiva questi fenomeni sociali, che attengono alle relazioni tra individui, dall’altra parte dovremmo farlo con attenzione”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, all’Università degli Studi di Salerno, a chi ha chiesto cosa si farà per fronteggiare il fenomeno delle baby gang che sempre più sta conquistando spazio anche sul web. Piantedosi ha chiamato in causa il “confine fluido con quelle che sono le esigenze di tutela della riservatezza e anche della libertà delle persone e la possibilità di poter dominare questi fenomeni anche nella loro composizione più negativa”. Il titolare del Viminale ha anche annunciato passi in avanti nel contrasto a questi fenomeni: “La sicurezza non è solo un problema del Sud. In settimana incontrerò i tre sindaci delle principali città metropolitane, Milano, Roma e Napoli, che sono legati dalle stesse fenomenologie” le sue parole nel campus universitario di Fisciano. “La sicurezza è qualcosa che si lega anche all’intensificazione delle relazioni di vita, in qualche modo va monitorata senza dei preconcetti”, ha aggiunto a margine della presentazione della Fondazione SERICS (Security and Rights In the CyberSpace). Il fenomeno, del resto, sia nella sua formulazione reale (tanti gli episodi di violenza tra Napoli e provincia) sia in quella virtuale con gli attacchi che avvengono sulla rete, preoccupa in maniera molto forte anche il ministro.
CRONACA
14 dicembre 2022
Baby-gang, emergenza grave: “Controlli anche sui social”